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Ambiente & Società

Lo Ius Scholae a Montecitorio

Proseguono le iniziative promosse da “Parole Guerriere” per i “Pomeriggi popolari a Montecitorio”. Prossimo appuntamento giovedì 27 marzo 2025 inizio ore 17:15

by Bruna Fiorentino

Il 25mo convegno organizzato da “Parole Guerriere” riguarda lo IUS SCHOLAE e si preannuncia, come i precedenti, di assoluta importanza per i contenuti di utilità sociale. 

Nella Sala della Regina presso la Camera dei Deputati saranno presenti il vicepresidente della Camera on. Fabio Rampelli e i relatori Anna Maria Bernini, Vincenzo PagliaGiuseppe FioroniTommaso CernoHilarry Sedu. Moderatore Diego Antonio Nesci.

Il termine “Ius Scholae” è stato coniato per porre in essere una legge sulla cittadinanza. Tale proposta venne presa in esame in Parlamento nel 2018, ma poi, purtroppo, si è fermata alla Camera (era il 2022, a seguito del cambio di Governo). Le fasi successive, in merito a questo impegno istituzionale, ad oggi, hanno avuto poca risonanza. 

La prima proposta di legge, che aveva ottenuto l’approvazione dalla Camera dei Deputati, risale al 2015 e proponeva l’introduzione di due nuove modalità di acquisizione della cittadinanza per figli minori di genitori stranieri: lo “ius soli temperato” e lo “ius culturae”. Il primo prevedeva che sarebbero potuti diventare cittadini italiani i figli, nati nel territorio della Repubblica italiana, di genitori stranieri a patto che almeno uno di loro avesse un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. In questo caso, la cittadinanza veniva acquisita mediante la dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi esercitava la responsabilità genitoriale del minore.

La seconda, ossia lo ius culturae, prevedeva l’ottenimento della cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia o entrati entro il dodicesimo anno di età, che avessero “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”.

L’attuale testo riguarda l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un ciclo di studi e, nello specifico, dovrebbe prevedere tale riconoscimento per i minorenni nati in Italia o arrivati prima dei dodici anni che vi abbiano risieduto legalmente senza interruzioni, frequentando regolarmente almeno cinque anni di studio, in uno o più cicli scolastici. Nel caso in cui la frequenza riguardasse la scuola primaria, sarebbe necessario il superamento del ciclo di studi con esito positivo.

Il dibattito è in itinere, ma forse sarebbe più corretto dire in stallo sebbene voci di corridoio dicono che sia tornato a far parte dell’agenda politica. 

Il 27 marzo prossimo per i Pomeriggi popolari a Montecitorio ne sapremo di più.

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