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L’Infinito di Leopardi tradotto nella 28esima lingua: l’emojiitaliano

Chi l’avrebbe mai detto che oltre alle 27 lingue in cui è stato tradotto “L’Infinito” di Leopardi, se ne sarebbe aggiunta una 28esima: l’emojiitaliano. Le faccine, quelle che comunemente utilizziamo per comunicare all’interno dei social, questa volta non si sono fermate al loro comune uso. Infatti, grazie ad un vero e proprio vocabolario, una sintassi specifica e un sistema grammaticale, un gruppo di ricercatori dell’Università di Macerata è riuscito a traduttore non solo la poesia di Leopardi, ma anche Pinocchio e la Costituzione Italiana. A guidare il gruppo, la docente Francesca Chiusaroli, la quale ha spiegato come si è svolto il lavoro di traduzione, analogo a quello dell’opera di Collodi.

L’accostamento tra emoji e parole è stato il frutto di un lavoro di gruppo, svoltosi su Twitter mediante l’aiuto della community #scritturebrevi. Ovviamente come ogni lavoro, anche questa sfida di stampo poetico ha avuto le sue difficoltà e le sue peculiarità come ha evidenziato la Chiusaroli, la quale ha sottolineato come tra le problematiche emerse, la principale fosse quella inerente alla ricerca di pittogrammi coerenti rispetto ai concetti espressi nel testo leopardiano, nonostante il ventaglio di emoji di Unicode sia molto ampio. La docente ha anche raccontato come l’obiettivo principale oltre alla traduzione, fosse quello di preservare la lingua italiana. Proprio per questo, grazie all’uso di metafore e altre figure linguistiche, è stata utilizzata l’emoji del pianeta a rappresentare la parola “sovraumani”, oppure il simbolo dell’infinito per indicare la parola “infinito”.

Ma non finisce qui, perché i ricercatori si sono trovati anche di fronte a parole che hanno reso le cose ancora più difficili, come “siepe”, tradotto con il simbolo di un albero dal fogliame compatto. Mentre per quanto riguarda la struttura del testo, la scelta è stata quella di vertere su Soggetto-Verbo-Oggetto, dal momento che l’intento non è quello di sostituirsi al testo, bensì ricordare l’originale attraverso un’altra lingua. Una grande soddisfazione dunque espressa da tutto il gruppo di lavoro, ovvero quella di essere riusciti a tradurre anche una poesia, tenendo sempre presente la grammatica.

Detto questo, per chiunque volesse vedere questo capolavoro, sarà esposto presso le Sale Antiche della Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata fino al 16 aprile, proprio in occasione delle mostra curata dalla Cattedra Leopardi dell’UniMc, dal titolo “L’infinito. Un racconto per immagini e documenti”.

Giulia Baldini

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