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Lavoro & Economia

Fallimento di un’impresa: quali sono le conseguenze

Cosa succede in caso di fallimento di un’impresa

La procedura di fallimento è una forma di regolazione della crisi di un’impresa. Vediamo quali sono i suoi presupposti e cosa essa comporta per il fallito e i suoi creditori.

Il fallimento è una procedura disciplinata dalla Legge Fallimentare del 1042 che nel tempo ha subito una serie di variazioni. Essa è volta a regolare i rapporti in essere tra il soggetto dichiarato fallito e coloro che vantano dei crediti rimasti insoluti nei suoi confronti. Nonostante la situazione debitoria dell’imprenditore (solitamente di piccole e medie dimensioni) vuole dare soddisfazione, anche solo parziale, ai suoi creditori.
Si rammenta che per realtà aziendali aventi maggiori dimensioni sono previste diverse procedure volte ad affrontare e risolvere il processo di crisi economico finanziaria, come ad esempio la liquidazione coatta amministrativa e l’amministrazione straordinaria. 

Possono essere sottoposti a tale procedura gli imprenditori commerciali (esclusi dunque gli imprenditori agricoli).

Ma qual è il presupposto che innesca il fallimento? L’imprenditore può essere dichiarato fallito nel momento in cui si trova in stato di insolvenza che si manifesta con inadempimenti o altri fatti esteriori che dimostrino che il soggetto debitore non è più in grado di soddisfare le proprie obbligazioni. Come avviare la procedura fallimentare?

Per ottenere la dichiarazione di fallimento è necessario che determinati soggetti presentino ricorso dinnanzi al Tribunale competente, ovvero quello del luogo in cui è situata l’impresa in crisi. Il ricorso può essere presentato da parte del debitore stesso oppure di uno o più creditori oppure dal pubblico ministero.

Con la sentenza dichiarativa di fallimento devono essere indicati:

– il nome del giudice delegato e del curatore fallimentare che sono stati nominati per la procedura;
– il luogo, il giorno e lora dell’adunanza per l’esame dello stato passivo;
– l’ordine rivolto all’imprenditore fallito di depositare entro tre giorni dalla sentenza tutte le scritture contabili obbligatorie e l’elenco completo dei creditori.

Entro il termine di 30 giorni dal deposito del provvedimento i creditori potranno fare domanda di insinuazione affinché il giudice possa costituire il comitato dei creditori.

Il fallito, per effetto del fallimento subirà una serie di conseguenze di carattere patrimoniali: viene spossessato dei suoi beni con esclusione di beni ritenuti strettamente personali e dei beni impignorabili per legge.

Fondamentale nell’ambito della procedura fallimentare è il ruolo del curatore, colui che ha il compito di assumere l’amministrazione del patrimonio fallimentare sotto il controllo del giudice delegato. Egli dovrà redigere la lista dei creditori che devono essere soddisfatti. Dovrà fornire una relazione dettagliata al giudice delegato in merito al fallimento e sui creditori ammessi al passivo.
Il curatore a questo punto dovrà predisporre il piano di liquidazione dei creditori che dovrà essere approvato dal comitato dei creditori affinché possa divenire operativo.

Per rendere tale piano effettivo sarà necessario porre in essere tutte le vendite che consentano con il ricavato di soddisfare i creditori.

Manuela Margilio

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