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Le trasformazioni degli uccelli in relazione al cambiamento climatico

Uno studio condotto dall’Università del Michigan e dal Field Museum di Chicago ha rilevato cambiamenti nel corpo degli uccelli in relazione alle trasformazioni ambientali.

Nel 1859 il ricercatore inglese Charles Darwin pubblicò l’opera “L’origine delle Specie” in cui esponeva la teoria evoluzionistica: tutti gli esseri viventi si evolvono nel tempo per garantire la propria sopravvivenza attraverso l’adattamento all’ambiente. Un gruppo di studiosi dell’Università del Michigan, con la collaborazione del Field Museum di Chicago, ha trovato valido esempio del principio in questione nello studio degli uccelli migratori. Ѐ stata infatti realizzata l’analisi di una collezione museale di questi esemplari che ha permesso di valutare le trasformazioni biologiche che stanno vivendo in concomitanza ai cambiamenti climatici. Dal 1978 al 2016 il personale del Field Museum ha raccolto e misurato meticolosamente i corpi degli uccelli migratori che impattavano contro i grattacieli di Chicago. Alla fine sono stati raccolti circa 70.000 esemplari appartenenti a 52 specie diverse. David E. Willard, coautore della ricerca e ornitologo del museo, ha dichiarato che ha iniziato progressivamente a notare nella misurazione dei volatili delle differenze. Ѐ iniziato così uno studio in collaborazione con l’Università del Michigan che ha portato a rilevare una omogenea tendenza nel tempo tra gli esemplari alla diminuzione delle dimensioni corporee e all’allungamento delle ali. Il cambiamento biologico appare collegato alle trasformazioni climatiche del pianeta, in particolare all’aumento progressivo delle temperature e sarebbe funzionale a garantire la migliore sopravvivenza degli uccelli. Non è ancora stato comunque spiegato nel dettaglio in che modo la diminuzione della grandezza del corpo e l’allungamento delle ali siano preferibili in relazione al riscaldamento climatico. Per questo motivo lo studio risulta ancora in corso.

Link per approfondire: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/ele.13434

Glenda Oddi

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