Image default
Ambiente & Società

Spose bambine, un fenomeno in crescita e la pandemia lo aggrava

Bambine in moglie anche sotto quindici anni in Africa e in Asia. Nel mondo si stima che una adolescente su sette compresa tra 15 e 19 anni sia già sposata.

Secondo “ActionAid”, la pandemia in corso nel mondo rischia di far aumentare il triste fenomeno delle “spose bambine”, ragazze di età inferiore a 18 anni (a volte inferiori a 15 anni) che  vengono promesse in moglie a uomini più grandi anche di venti o trent’anni. Un fenomeno che trova complice la povertà che induce spesso i genitori a far sposare precocemente e contro la loro volontà le proprie figlie. Una cultura presente soprattutto in Africa e in Asia.  I matrimoni precoci e forzati rappresentano una grave violazione dei diritti umani. Oggi, nel mondo, si stima siano 650 milioni le donne e le ragazze sposate da bambine ed entro il 2030 a questa cifra se ne aggiungeranno altri 150 milioni (fonte UNFPA – State of World Population 2020). Nel mondo, circa una ragazza adolescente su sette di età compresa tra 15 e 19 anni è già sposata, secondo i dati forniti da “ActionAid”, organizzazione internazionale impegnata per combattere povertà e ingiustizia sociale (“www.actionaid.it”). A livello globale, il numero più alto di bambine già sposate si trova in Africa subsahariana. In Africa occidentale e centrale c’è la percentuale più alta di adolescenti sposate (27%), seguite da Africa orientale e meridionale (21%), Medio Oriente e Africa settentrionale (14%). Ogni giorno oltre 33 mila bambine sono costrette a sposarsi prima del tempo.  Un mondo per arginare e contrastare il fenomeno è “l’adozione a distanza” che garantisce l’istruzione, l’assistenza sanitaria e pasti caldi. Per questo “ActionAid” in queste settimane promuove la campagna #nosposebambine  tramite l’adozione a distanza. Il fenomeno delle “spose  bambine”  è particolarmente presente in Ghana e in Afganistam e da “ActionAid” arriva la storia di Qamar che ha cinque figli. Le tre figlie più grandi non vanno a scuola. L’unico che frequenta la scuola è il più piccolo dei maschi mentre il più grande lavora. Qamar a 13 anni è stata venduta ad un uomo di trentasei anni e voleva impedire lo stesso destino alle proprie figlie. “Ho pianto molto dopo il mio matrimonio. Ero sconvolta – racconta -. Quando mia figlia ha compiuto 15 anni, mio marito ha cercato di farla sposare ad un uomo più grande di lei. Ho lottato affinché non accadesse. Poi ho incontrato ActionAid che mi ha sostenuta e supportata nel chiedere di revocare il matrimonio e dopo qualche resistenza ci siamo riuscite”. Ora Qamar e la famiglia vivono felici ma da sole non ci sarebbero riuscite. Una cultura che deve cambiare e l’Occidente non può stare a guardare.

www.actionaid.it

Amalia Barbara Di Bartolo

Altri articoli