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Anche l’arte e l’iconografia sacra finiscono sul mirino degli antirazzisti

Il nemico da combattere doveva essere il razzismo e l’obiettivo primario quello di ottenere giustizia attraverso la richiesta di una riforma delle leggi che ancora oggi, soprattutto in America (ma non solo), favoriscono l’infiltrazione di elementi corrotti tra i corpi di polizia, i quali perpetrano diverse forme di abusi e violenze ai danni delle minoranze. Invece, i nobili e giusti proposi che hanno animato l’ultima ondata di rivolta del movimento “Black Leaves Matters” sono stati rapidamente messi da parte e il tutto è degenerato in un clima d’odio e di folle caccia alle streghe che ha iniziato a mirare alla cieca contro qualunque cosa.
Si è passato dal demonizzare classici del cinema come “Via col vento”, di cui abbiamo parlato anche noi, compresi film d’animazione come “Dumbo”, “Alladin” e “Il Libro della Giungla”, ma anche “Colazione da Tiffany”, “Aliens”, “Una poltrona per due”, “L’Ultimo Samurai” e molte altre pellicole colpevoli, secondo l’ideologia tossica del  “politically correct” a tutti i costi, di contenere pregiudizi o di non rappresentare abbastanza gli afroamericani o la comunità Lgbt.
Si tratta di film che ora dovranno esporre un’introduzione o un bollino in cui si legga un inutile quanto ovvia dicitura che li classifichi come “figli del loro tempo”, come se non fosse logico che film girati o ambientati in epoche diverse da quella attuale contengano credenze e valori, giusti o sbagliati che fossero, legati ai rispettivi periodi storici.
Anche prodotti e marchi alimentari sono stati presi di mira per via dell’utilizzo di qualche simbolo, termine o colore che potesse richiamare, anche in maniera molto azzardata e vaga, a una sorta di riferimento ai colori scuri. La più assurda, di cui vi abbiamo parlato la settimana scorsa, è stata mossa contro la mascotte dei cereali “Coco Cops” della Kelloggs.
Quel che è più grave è che questa caccia alle streghe sta prendendo di mira la storia, l’arte e la cultura: moltissime statue raffiguranti personaggi che hanno lasciato la loro impronta nella storia sono state vandalizzate e abbattute, arrecando un danno enorme al patrimonio culturale mondiale.
E la follia non finisce qui. L’attivista Tracy Reeve ha lanciato una petizione su “Change.org” con la quale si rivolge alla corona britannica per chiedere la rimozione dell’immagine di “San Michele che schiaccia il demonio” dall’Ordine di San Michele e di San Giorgio, una delle più alte onorificenze diplomatiche che la regina concede ad ambasciatori, diplomatici e alti funzionari del Ministero degli Esteri.
“Questa è un’immagine altamente offensiva, ricorda anche il recente omicidio di George Floyd da parte del poliziotto bianco allo stesso modo presentato qui in questa medaglia. Noi sottoscritti chiediamo che questa medaglia venga completamente ridisegnata in un modo più appropriato e che vengano fornite scuse ufficiali” ha scritto l’attivista. L’idiozia dell’accusa dovrebbe commentarsi da sè, eppure incredibilmente l’iniziativa ha raccolto più di 2000 firme in poche ore. Che sia un’assurdità è un dato di fatto per chiunque possegga un minimo di nozioni di base sull’iconografia sacra (ma anche pagana): da sempre, infatti, il nero è il colore associato alle tenebre, al mistero, all’occultismo ed è stato sempre visivamente e simbolicamente utilizzato per rappresentare satana o altre figure in contrapposizione con la luce e la purezza delle divinità. La scelta dei colori non ha nulla a che vedere con il razzismo, così come non lo ha la posa che rappresenta il bene che schiaccia il male. Stesso vale per la rappresentazione di Gesù e della Madonna con la pelle chiara, che è sempre stata legata a canoni iconografici e di bellezza delle epoche e dei popoli che hanno dedicato loro statue e dipinti, anch’essi presi oggi di mira e per i quali si pretende l’abbattimento e la distruzione.
Dal momento che si parla di persecuzione e di libertà negata, attaccare l’iconografia religiosa di un credo a cui appartengono milioni di persone non è a sua volta una forma di persecuzione e discriminazione?
È assurdo assistere a un revisionismo storico che di fatto inizia ad assumere gli stessi atteggiamenti razzisti, oppressivi e dittatoriali che vorrebbe e dovrebbe combattere. Perché analizzando attentamente il modo in cui la situazione sta degenerando, non si può non constatare che si sta tentando di combattere il razzismo con altro razzismo, ripagare ingiustizie con altre ingiustizie, reagire all’ignoranza con ignoranza.
Il passato e l’arte non possono essere cancellati o rivisitati a tappeto, senza il minimo criterio, dall’oggi al domani. Non si può revisionare il passato applicando correnti di pensiero ATTUALI.
Non è accettabile pretendere di modificare la storia solo perché non ci piace ammettere che l’umanità nella sua evoluzione ha commesso tanti errori e orrori: è ricordando sia le luci che le ombre del nostro passato che dovremmo imparare a non ripeterli e a crescere, non chiudendo gli occhi e oscurando tutto ciò che non ci fa comodo. Altrimenti, perché ostinarsi a celebrale la “Giornata della memoria” ogni anno e ricordare le atrocità e le vittime del nazismo? Tentare di riscrivere il passato non solo è inutile, perché ciò che è accaduto non potrà essere mai davvero cancellato, ma significa fare un torto a coloro che sono stati perseguitati e uccisi ingiustamente. E certamente tutto questo non sta rendendo giustizia a George Floyd, un uomo il cui nome e la cui morte vengono adesso strumentalizzati per giustificare un’enorme manovra di revisionismo storico, iconografico e culturale. Il razzismo dovrebbe essere combattuto insieme, con dialogo e integrazione seri che favoriscano la convivenza e il superamento delle difficoltà ancora esistenti. In questo modo, invece, si rischia di fomentare l’odio e la disuguaglianza.
Che ci piaccia ammetterlo o no, a un certo punto della sua storia ogni popolo è stato (ed è tutt’ora) schiavo, perseguitato, vittima di stereotipi o di odiosi appellativi denigratori come pellerossa, musigialli, negri, visi pallidi e, senza uscire dai nostri confini nazionali, c’è ancora un’insensata e infantile faida tra terroni e polentoni. È davvero così che speriamo di sconfiggere il razzismo e migliorare come umanità?

Yami

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