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Mauro Valentini tra cronaca e letteratura

L’esigenza della verità e della verosimiglianza nel racconto della modalità creativa di un autore contemporaneo anche impegnato nella ricerca di nuovi talenti

Autore prolifico e multiforme, Mauro Valentini, nativo di Roma, alterna l’attività giornalistica come cronista di nera e cinema per diverse testate nazionali con quella di scrittore, muovendosi, in quest’ultimo campo tra i generi inchiesta e noir.

Con Armando Editore ha pubblicato “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini” (scritto con Marina Conte, la mamma di Marco), fra i dieci libri più venduti in Italia e, sempre nella collana Inchieste ha scritto nel 2017: “Marta Russo – Il Mistero della Sapienza” con cui ha vinto il Premio letterario Costa d’Amalfi letteratura 2017 e si è classificato secondo ex aequo alla V° edizione del Premio Piersanti Mattarella 2019.

Nel 2021 esordisce nella letteratura di finzione con il suo primo romanzo noir: “Lo chiamavano Tyson” (Armando Editore), classificandosi quarto al Premio “Tre Colori – Inventa un film 2022” su una selezione di oltre seicento romanzi.

Nel 2022 ha pubblicato il suo secondo noir dal titolo: “Cesare (Come Quando Fuori Piove) con cui ha vinto il Premio Giallo al Centro 2022 e la menzione d’onore al Festival della Letteratura di Montefiore 2022.

Lo scorso anno, ha ricevuto il Premio: Festival del Nuovo Rinascimento di Milano e, a dicembreha pubblicatoil suoultimo libro-inchiesta: “Ciccio e Tore – Il mistero di Gravina (Armando editore) scritto insieme al Gen. Luciano Garofano (biologo forense di fama mondiale e già Comandante dei RIS di Parma).

Per Armando Editore cura la collana: “Dentro le Storie” che pubblica libri e saggi e la collana: “I Ciclidi” che accoglie e pubblica romanzi di ampio respiro sociale.

Per l’impegno letterario gli è stato nel 2018 il premio Acquanoir 2018 con l’alto patrocinio del Comune di Gaeta. Ha vinto il contest letterario “Ore Contate – Joe Lansdale 2019”.

In qualità di opinionista è spesso ospite di numerosi programmi di approfondimento televisivi e radiofonici nazionalied è stato invitato a trasmissioni di rilevanza nazionale come: Chi l’ha visto, Il Caffè di Rai Uno, Melog Radio24. Tra l’altroè opinionista della trasmissione: La storia oscura e PRISMA di TV Cusano Campus.

Abbiamo avuto occasione di incontrarlo all’ultima edizione della manifestazione “Più libri più liberi – Fiera nazionale della piccola e media editoria” (Roma 7 – 11 dicembre 2022) e, in seguito, in occasione della registrazione di una puntata di Speciale Touch, il format di Touch Play Web TV dedicato all’arte e alla cultura (per visionare la puntata cliccare qui) nel corso della quale gli abbiamo rivolto alcune domande.

In che modo riesci a coniugare l’attività giornalistica con quella di scrittore?


Non ho una particolare difficoltà ad approcciare attività che solo apparentemente sembrano divergenti perché credo che in qualunque narrazione una certa componente giornalistica sia fondamentale perché è vero che uno scrittore narra storie che provengono dalla sua fantasia, ma queste sono certamente contaminate da quella realtà che, nel caso del Male, alberga nella cronaca nera.
In questo senso, scrivere un noir, risente fortemente della realtà; in effetti, mi sento più uno scrittore prestato alla cronaca che un cronista prestato alla scrittura, però questa dicotomia mi piace e me la tengo stretta perché mi consente di affrontare agilmente entrambe le modalità di narrazione.

Quanto pesa la sensibilità dello scrittore nell’interpretare la realtà?


Cerco di essere molto attento alla dimensione della sensibilità quando racconto di storie vere perché dentro una storia di cronaca che appassiona il lettore, in realtà di sono decine di altre storie che magari mi vengono consegnate da testimoni e conoscenti e verso le quali devo avere la massima cura.



Come ti approcci, generalmente, al racconto di una storia di cronaca, come nel caso delle tue inchieste: “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini” (a quattro mani con Marina Conte, la mamma di Marco), e “Marta Russo – Il Mistero della Sapienza”?


Sono due libri molto diversi che fanno parte di un mio percorso personale riferito alla cronaca.
Nel caso di “Marta Russo – Il Mistero della Sapienza” ho voluto proprio fare una analisi giornalistica in un certo senso come terza parte, senza ascoltare i protagonisti, ma solo leggendo e interpretando le carte per scoprire quante informazioni non erano arrivate al grande pubblico e quanta fantasia aveva intriso il racconto dell’epoca.


Nel caso di “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini” sono partito dal coinvolgere una protagonista per raccontare una storia umana, salvo poi scoprire, anche in questo caso, particolari inediti che andavano raccontati.


C’è un percorso, ripeto che lega questo tipo di produzione, dalla mia prima storia del 2014 su un caso giudiziario irrisolto, sino all’ultimo lavoro: “Ciccio e Tore – Il mistero di Gravina”, ma il fil rouge è sempre la ricerca della verità. Poi è la sensibilità del narratore a dover restituire l’emozione di coloro che hanno vissuto quei fatti.
In questo senso il lavoro non cambia molto allorquando scrivo un noir perché la storia, in questo caso di fantasia, deve essere aderente alla realtà per arrivare al lettore.

Com’è nato il desiderio di scrivere romanzi noir?


Beh, quanto per tanto tempo ti ritrovi a raccontare la vita degli altri, le loro sofferenze, hai bisogno di narrare qualcosa che sia diverso e forse il mio tentativo è riuscito solo in parte, perché proprio i feedback che ho ricevuto dai lettori mi riportano il loro senso di trovarsi di fronte ad un racconto realistico

Il tuo addentrarti nelle vicende umane ti ha portato anche a ricoprire il ruolo di curatore per la casa editrice con la quale collabori da anni per due collane specifiche; ce ne vuoi parlare?


Si, è vero, curo due collane per Armando editore; la prima si chiama “Dentro le storie” e si muove all’interno di racconti di cronaca, storie di violenza, anche di genere, ma anche storie positive di recupero e di riscatto interiore. La seconda si chiama “I ciclidi” che accoglie quei romanzi difficilmente collocabili in un genere preciso. In questo senso, sono sempre alla ricerca di scrittori e scrittrici che abbiano qualcosa da raccontare di veramente originale che vada al di là delle semplici catalogazioni e che siano in grado di toccare le corde emotive dei lettori.
È una esperienza sempre nuova, che mi mette a contatto con tanti scrittori e per me è un po’ come restituire agli altri colleghi o aspiranti tali quello che non ho avuto così facilmente all’inizio della carriera: qualcuno che ti legge, ti guarda negli occhi e ti dice cosa pensa del tuo lavoro.

Per ascoltare l’intervista completa si rimanda alla puntata di Speciale Touch qui.

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