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La spada di Damocle è sulla nostra testa

Da una parte il Covid19, la Spagnola, la Sars, l’Ebola, i disastri nucleari, ambientali ecc., e dall’altra chi li ha generati, mentre noi ci troviamo seduti con una spada molto affilata sospesa sulla testa come Damocle. Costui era il giullare protagonista di una leggenda (tramandata da Cicerone) il quale, quando un giorno venne invitato alla corte del tiranno  di Siracusa Dionigi il Vecchio, non esitò a manifestare invidia e sconcerto sul lusso in cui viveva. Dionigi, senza scomporsi, lo fece sedere al suo posto ponendogli di nascosto una spada pendente sulla testa per fargli comprendere che, sebbene quanto esternasse corrispondesse al vero, doveva vivere col terrore di minacce tramate, spesso invisibili, come quella spada che da un momento all’altro poteva cadergli sulla testa.
Da qui l’origine dell’espressione “spada di Damocle” per indicare un pericolo o una minaccia costante sulla testa di chi vive o subisce talune decisioni o scelte.
Il nostro tiranno oggi è composto dal duo politica-scienza che rappresentano, forse, i rami più importanti dello scibile umano
E siamo arrivati dove questa premessa voleva che fossimo, sia per prendere coscienza sul momento che stiamo vivendo sia per denunciare che la ricerca scientifica è a volte un azzardo, spesso un viaggio verso l’ignoto, con mezzi tutt’altro che attendibili, con tante lacune ed altrettante incognite. Molti di questi viaggiatori verso l’ignoto, forse anche avventurieri, improvvisati ricercatori, sono al soldo di orde politiche che promuovono esperimenti di laboratorio con ambizioni di potere, tenendo a bada la collettività con una spada sospesa sulla testa della collettività. Gli imprevisti, però, sono sempre dietro l’angolo, tant’è che può succedere, un patatrac. Oltre a scombinare gli equilibri della natura, è quello che è successo molte volte.

Ricordiamone qualcuno:
il 7 ottobre 1957, un incendio in un reattore al plutonio, presso la centrale nucleare di Windscale-Sellafield a Liverpool, produce una perdita radioattiva che colpisce un’area di 500 chilometri quadrati;
nel 1963 la fuga radioattiva, avvenuta nella centrale nucleare di Indian Point, pone fine alla fauna dei fiumi vicini e contamina i prodotti agricoli;
nel 1971, a causa di un guasto in un reattore di un impianto di Monticello nel Minnesota, oltre 190.000 litri di acqua radioattiva si riversano nel fiume Mississippi;
il 10 luglio 1976, in Italia, a Seveso la fuoruscita di elementi tossici da uno stabilimento chimico è causa di inquinamento dell’aria e dell’acqua: le vittime colpite da elementi tossici riportano danni al fegato, agli occhi, alla pelle e nascita di malattie ereditarie per avvelenamento;

su un’isola del fiume Susquehanna, il 28 marzo 1979, un guasto in una centrale nucleare provoca una perdita di gas radioattivi che finiscono nell’atmosfera;
il 3 dicembre 1984, in India, un difetto in un impianto nello stabilimento chimico della Union Carbide di Bhopal  favorisce la fuoriuscita di 42 tonnellate di isocianato di metile;
il 26 aprile 1986, dalla centrale nucleare di Chernobyl, il mondo subisce una contaminazione radioattiva duecento volte le atomiche di Hiroshima e Nagasaki;

l’11 marzo 2011, a Fukushima, in Giappone, a seguito di un terremoto e di uno tsunami, esplodono dei reattori nucleari che rilasciano una gran quantità di radiazioni all’esterno;
Il Covid19 è storia dei nostri giorni.

Bruno Cimino

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