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Commercio illegale di reperti archeologici: interviene la giustizia

L’arte, e i beni archeologici subiscono ancora un irrispettoso trattamento, distrutti, depredati o maltenuti. Oggi però risalta alla cronaca un cambio di rotta, se non altro per una giusta difesa dei beni archeologici di cui il centro-sud italia è ricco.

Il mercante d’arte Giovanni Becchina, che vive nel lussuoso palazzo dei Principi Tagliavia Aragona Pignatelli di Castelvetrano ha a lungo trafficato nel commercio illecito da furti e depredazioni di importanti siti archeologici che lo hanno portato ad accumulare un immenso patrimonio, di circa 10 milioni di euro.

E’ quanto emerge dal tribunale di Trapani. Gli investigatori della Dia per questo gli hanno confiscato l’intero patrimonio, già sequestrato nel 2017, su disposizione della sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani. Una confisca proposta dalla procura di Palermo. Per i magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Marzia Sabella la ricchezza accumulata dal 78enne mercante internazionale d’arte deriva dal commercio illegale di reperti archeologici.

 “Per oltre un trentennio Becchina avrebbe accumulato ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti, molti dei quali trafugati clandestinamente nel più importante sito archeologico di Selinunte da tombaroli verosimilmente al servizio di Cosa nostra. Emblematico è risultato il ruolo del mercante d’arte nella custodia di migliaia di reperti archeologici risultati provenienti da furti, scavi clandestini e depredazioni di siti, stipati in cinque magazzini individuati a seguito di rogatoria internazionale nella città elvetica di Basilea” dove aveva fondato la Palladion Antike Kunst, per il commercio delle opere.

Ad essergli confiscati oltre al palazzo dei Principi compaiono due aziende, 38 fabbricati, 4 automezzi e 24 terreni. 

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