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Turismo, Roberto Necci: «Armonizzare e salvaguardare per arricchire la cultura ed il territorio»

Il Presidente del Centro Studi Federalberghi Roma delinea le nuove frontiere economiche del settore. Le restrizioni per contenere la diffusione del virus influiscono e si registra una pesante crisi del comparto. Gli operatori turistici devono proporre diverse modalità di turismo.

Il turismo è l’asset più penalizzato dall’emergenza sanitaria del Coronavirus. Ed è proprio in questo momento che diventa necessario rivedere il paradigma economico del settore. Le restrizioni per contenere la diffusione del virus influiscono in maniera determinante sul turismo, il quale registra una pesante crisi economica. Gli operatori turistici devono proporre diverse modalità di turismo. È necessario studiare pacchetti vacanze che siano in grado di assicurare la vitalità del comparto economico, tenendo sempre presente la ricchezza dell’Italia ben rappresentata su tutta la Penisola. Il patrimonio culturale e le testimonianze ambientali possono diventare un volano di crescita per proporre un nuovo modo di fare turismo. C’è anche da considerare il vino che diventa una valorizzazione economica fondamentale soltanto quando è bene associata al turismo. Per comprendere meglio le strategie future del settore e le modalità opportune da intraprendere dopo il Covid, rivolgiamo alcune domande a Roberto Necci (http://www.robertonecci.it), Presidente Centro Studi Federalberghi Roma, Vice Presidente Federalberghi Roma, Presidente Associazione Nazionale Alumni Facoltà di Economia e Gestione delle Aziende Turistiche – Università di Perugia, al fine di sollevare una riflessione.

Come si possono organizzare gli operatori del settore del turismo dopo il Covid?
«Non c’è dubbio che il comparto turistico ed alberghiero in particolare sia il più colpito dalla pandemia, nelle città d’arte ad esempio circa l’80 per cento del fatturato delle strutture alberghiero ma anche ristorative ubicate nei punti turistici è generato dagli stranieri; di questi Stati Uniti, Germania, Giappone, Inghilterra, Spagna e Francia sono il fatturato maggiore. Con il Covid questi Paesi hanno impedito i viaggi e sono interdetti gli stessi spostamenti, ciò significa che le nostre aziende alberghiere non hanno fatturato dal mese di marzo 2020 e versano in uno stato di grave crisi. L’imprenditore arguto, tuttavia, non può non pensare al futuro. Tutto ciò significa immaginare i servizi per il viaggiatore di domani, quello che dopo la fine del Covid riprenderà a viaggiare e non dobbiamo aver paura ad affermare che molta dell’offerta ricettiva italiana andrà ripensata: dagli spazi ai servizi di accoglienza, dal cibo alla tecnologia. L’abilità dell’impresa sarà quella di trovare altri centri di ricavo in grado di ampliare la gamma dei servizi da offrire, rimarranno le regole sanitarie che oramai fanno parte del nostro vivere quotidiano, apprezzeremo i servizi di ristorazione e la nostra esperienza di viaggio dovrà avere la tecnologia sempre al nostro fianco. Sostanzialmente le aziende del comparto alberghiero dovranno mettere a reddito ed in maniera funzionale tutti gli spazi che hanno a disposizione».

Riscoprire i borghi ed i territori italiani in che modo può essere un’interessante alternativa anziché scegliere le mete estere?
«Il turismo di prossimità, specialmente all’inizio, sarà fondamentale e molti italiani hanno voglia di Italia ovvero scoprire quelle meraviglie di piccole città, borghi che ci hanno reso famosi nel mondo; il viaggio significherà esperienze di territorio e il cibo, compito di queste destinazioni sarà quello di aprirsi al turismo non perdendo la loro identità; comprendere che anche il minimo flusso turistico deve essere organizzato e governato. Il turismo deve essere reso accessibile». 

Il turismo può valorizzare l’ambiente?
«Sì, ma come tutti i fenomeni per diventare valorizzante ha bisogno di essere governato. E su questo, purtroppo, nel nostro Paese c’è ancora molto da fare. Il turismo è moltiplicatore di benessere ma non può e non deve consumare il territorio che dall’amministrazione pubblica deve essere salvaguardato; la sfida del futuro è proprio questa: armonizzare e salvaguardare per arricchire la cultura ed il territorio».

Francesco Fravolini

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