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La sfinge un mistero tuttora affascinante

Seconda parte

Scopriamo qualcosa di più sulla più famosa sfinge egiziana.

In passato si narra che la Sfinge custodisse l’ingresso all’antica città di Tebe e che proponesse enigmi ai viaggiatori per consentire loro il passaggio.

Come dicevamo all’inizio si pensava che il volto della sfinge raffigurasse quello di Chefren e che per questo era stato posto a protezione davanti al suo complesso funerario, tale tesi era stata addirittura confermata da un investigatore che sovrapponendo al computer il volto della sfinge con quello presunto del faraone Chefren aveva confermato che la somiglianza era evidente, tuttavia nel 2004 il grande esperto Vassil Dobrev annunciò che dallo studio di documenti storici e dal riesame di nuove prove la sfinge potrebbe essere stata frutto del lavoro del faraone Djedefre, fratellastro di Chefren e di un figlio di Cheope.

Lo studioso sostiene che la sfinge è stata costruita dal fratellastro di Chefren a immagine del padre Cheope, identificandolo come dio del sole Ra al fine di ripristinare il rispetto della loro dinastia.

Fatto sta che comunque la Sfinge è parte integrante del complesso funerario di Chefren e che è posta lateralmente alla rampa processionale che conduce dal tempio a valle alla piramide di Chefren a Giza.

Il suo corpo è posto su una piattaforma di pietra ed è circondato da un recinto roccioso a forma di u realizzato con la stessa pietra usata per la costruzione del monumento per questo il suo corpo è la parte più danneggiata dall’erosione naturale degli elementi.

Questo la fece necessitare di riparazioni fin dalla sua costruzione infatti durante gli scavi al monumento furono rinvenuti numerosi blocchi di pietra aggiunti al corpo che furono datati circa nel periodo dell’Antico Regno ma dopo questo periodo la Sfinge fu abbandonata a sé stessa e ricoperta dalla sabbia fino al collo per secoli, fenomeno che favorì l’erosione.

E’ con l’avvento del nuovo regno che si hanno i primi consistenti interventi di restauro della Sfinge a partire da Thutmose IV fino a Ramesse II.

Con la fine dell’Egitto pagano la Sfinge di Giza fu di nuovo abbandonata e la sabbia finì di ricoprirla un’altra volta.

La testa restò intatta fino all’epoca araba, in cui il volto fu danneggiato.

Benedetta Giovannetti

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