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Arte & Cultura

La scoperta dell’antico molo e la chiesa sommersa in salento

Di

Marino Ceci

L’Adriatico conserva nei suoi fondali tesori, alcuni portati alla luce ma moltissimi altri ancora da scoprire. Alcuni di questi corrispondono a fortificazioni, monumenti, porti e strade. 

 Recenti ricerche archeologiche del Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento hanno riportato in luce un antico molo lungo il tratto di costa tra San Cataldo e Le Cesine: un ritrovamento che restituisce un disegno nuovo dell’antico scalo portuale di Lupiae. 

I resti lasciano ipotizzare che qui sorgesse un porto che aveva una sua importanza tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale. E solo successivamente a questo, sia stato costruito, più a nord, a San Cataldo il Porto di Adriano. La tecnica di costruzione del molo sembra essere quella tipica delle strutture di approdo dell’Adriatico e di altre aree del Mediterraneo.

Non si tratta di un ritrovamento isolato. Infatti in quella posizione erano stati già rinvenuti allineamenti murari di depositi di età romana tardorepubblicana: la “Chiesa sommersa”, una serie di vasche scavate nella roccia, e un’altra sempre immersa nel mare, posizionata più a sud. La cosiddetta “Chiesa sommersa”, a 150 metri dalla riva, su uno sperone roccioso che si erge su un fondale di circa 5 metri. La pianta, rettangolare, si articola in tre grandi ambienti. Anche la seconda struttura è costituita da allineamenti, paralleli e perpendicolari tra loro, di blocchi in calcarenite locale, a una profondità media di -3.5 metri per un’area rettangolare di 24×30 metri, che potrebbe però estendersi molto di più, poiché alcuni filari di blocchi sembrano continuare sotto il manto del fondale sabbioso. 

Quest’opera si trova a 15 metri circa dalla costa, in corrispondenza della verosimile riva antica, sotto il livello del mare. 

Sia la posizione sia le caratteristiche tipologiche e tecniche di entrambe le strutture mostrano un’evidente affinità con l’imponente fondazione di un molo scoperta nel 2020. La struttura è delimitata da due allineamenti paralleli di grossi blocchi parallelepipedi che costituiscono le due cortine esterne del molo, per una larghezza complessiva di circa 8 e una lunghezza di almeno 90 metri.

Peculiare è la presenza di grandi blocchi parallelepipedi con un lato sagomato a oramai evidentemente in crollo.

Altro elemento di riguardo è la presenza di blocchi lavorati e di canalette, soprattutto perché la loro posizione rivela chiaramente una pertinenza strutturale al molo di Posto San Giovanni. 

Insieme alle altre strutture sopra ricordate, pertanto, la presenza di questo grande molo configura un complesso portuale importante, la cui articolazione complessiva è ancora da precisare, per approfondire la conoscenza della quale sarà necessario un intervento dedicato. Sono ancora molte le affascinanti ipotesi da verificare, suggestioni da confermare e domande a cui dare delle risposte. 

In attesa di ulteriori studi e ricerche mirate, si aggiunge un tassello al ponte tra il presente e il passato del sud Italia.

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