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Ambiente & Società

La Casa Rifugio per donne vittime di violenza

La cooperazione tra comune e cooperativa sociale nel nord Italia 

Dai primi del mese di Agosto 2023 è uscita una notizia d’interesse per le donne a rischio violenza tra le mura domestiche. Si sta parlando dell’avviso uscito tra le News della pagina web del comune di Cuneo di cui al presente link. Di cosa si tratta? Citando testualmente di “un posto segreto dove le donne vittime di violenza possono essere ospitate con i loro figli o figlie e trovare protezione dai maltrattamenti”. L’alloggio in questione va sotto il nome di “Casa Rifugio Fiordaliso”. 

Cosa sono le Case Rifugio

Di “Case Rifugio” abbiamo avuto modo di occuparci già in precedenza. Per cui riproponiamo il link al nostro primo approfondimento, per consentire alle donne di avere un quadro suddiviso per aree geografiche. Nel caso che qui ci occupa, l’amministrazione comunale dà notizia che nel periodo 2018-2023 l’alloggio non è mai rimasto vuoto. Si sono cioè succedute 14 donne con i rispettivi figli o figlie (33 persone in tutto), che hanno chiesto aiuto e sono così state allontanate da situazioni di pericolo.  La regione, in questo caso, può contare su 13 Case Rifugio con cui è stato possibile dare supporto a 142 richieste di protezione nel periodo 2018-2023.

Il braccio armato tra Comune e Cooperativa Sociale

A quanto ci è dato leggere, questi dati sono stati estrapolati dalla relazione di fine quinquennio predisposta dalla Cooperativa sociale Fiordaliso. Vale a dire l’ente che gestisce la Casa-Rifugio dal 2013, in forza di un accordo di collaborazione siglato con il Comune di Cuneo nel 2013 e già oggetto di un precedente rinnovo. La buona novella è che l’accordo giunto a scadenza al 31 luglio scorso, è stato rinnovato per altri cinque anni, a partire dall’1 agosto 2023.  

La casa rifugio “Fiordaliso”

La casa in questione, la cui collocazione deve, per ovvi motivi di tutela delle ospiti, restare segreta ha i seguenti limiti di capienza. L’alloggio può accogliere una donna con due o al massimo tre figli/e, se piccoli/e, per un periodo di non oltre sei mesi. La cordata messa in piedi non si ferma “solo” nel mettere a disposizione una casa, per donne vittime di abusi. A partire dalla presa in carico infatti si mette in piedi anche un percorso individuale grazi ad un lavoro di equipe. Nel caso di Cuneo l’approccio ha carattere multidisciplinare con all’attivo sette operatrici appositamente formate. Conclusa la fase emergenziale, le donne sono poi ospitate nelle cosiddette “accoglienze di secondo livello”. Un passaggio finalizzato ad accompagnare il ritorno ad una qualche normalità di vita e a una graduale autonomia.

di Maria Teresa Biscarini

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