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Ambiente & Società

Allarme Mediterraneo bollente, la temperatura sale di 4 gradi

Caldo record nel Mediterraneo: secondo i primi risultati del progetto CAREHeat finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea, a cui partecipano per l’Italia Enea e Cnr, le temperature sono sempre più bollenti del Mediterraneo: dal 10 maggio l’ondata di calore ha innalzato la temperatura della superficie di circa 4 gradi.

Salvatore Marullo del Laboratorio Enea, ce lo spiega così: “Le attività di ricerca sono iniziate con lo studio dell’ondata di calore che interessa il Mar Mediterraneo partendo dall’analisi dai dati satellitari disponibili che per primi hanno rilevato l’anomalia termica, con valori confrontabili con l’ondata di calore del 2003. È dagli inizi di maggio che nell’area mediterranea si registrano temperature ben al di sopra della media stagionale e anche la prima metà di giugno è stata caratterizzata da situazioni meteorologiche tipiche di fasi più avanzate della stagione estiva”.

Cominciando dalle cosiddette MHW (Marine Heat Waves, ondate di calore), il progetto intende ampliare le conoscenze attuali e i metodi proposti per il loro superamento, considerando la variabilità del clima e gli eventi meteorologici forzanti, ovvero ondate di calore in atmosfera prodotte da condizioni meteorologiche favorevoli. In seguito, i modelli numerici e i dati provenienti dai profilatori automatici di parametri fisici e biochimici (ARGO e BIOARGO) operanti nel Mediterraneo, contribuiranno a valutare l’impatto di questa anomalia termica negli strati più profondi del mare e quindi su un ecosistema marino alle prese con le difficoltà associate a una variazione veloce della temperatura. E’ opportuno definire quantitativamente i fenomeni in corso per capirne le cause e prevederne gli sviluppi”.

Nel frattempo, a noi non resta che osservare uno stile di vita più verde: meno autoveicoli ma più biciclette e passi; meno ariacondizionata ma più mare e più passeggiate nei parchi e campgna; docce verticali e meno vasche; meno rifiuti e più indifferenziata. E “speriamo che ce la caviamo”… .

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