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Un cane speciale fino alla morte

Prendere un cucciolo è il sogno di tutti gli amanti degli animali. Quell’istinto che soffia improvviso in noi, come una piuma che si lascia sentire dentro, leggera, tanto percettibile quanto introvabile, è il segnale che si traduce in bisogno di prenderci cura di un piccolo essere peloso, paffuto, indifeso e incredibilmente attraente. Da quel momento in poi sarà il destino del cane o del gatto o di un altro animale preso, ad indicare il valore di quella scelta, a rilevarne l’autenticità.

Quella dolcezza, infatti, se coltivata si rivela un sentimento solido e frutto di consapevolezza, di vera interiorizzazione del sentimento, mentre se passeggera, rimanda tristemente ad un capriccio momentaneo, superficiale e dannoso per la sorte futura del cucciolo. In questo modo, se per alcuni si tratta di un essere vivente con delle specifiche esigenze, per altri è un pupazzo da prendere e lasciare a proprio piacimento. Ma un animale, per la maggior parte dei casi il cane, si relaziona sin dai primi istanti con il proprio padrone o con la famiglia in cui viene introdotto, attraverso l’amore, quello stesso amore permeato di assoluta fedeltà che ci regalerà fino al suo ultimo respiro.

Sarà un cane che oltre a divertirci con i suoi giochi, si mostrerà paziente durante i nostri malumori, trasparente quando avremo troppo da fare,  tollerante quando lo tratteremo male perché “non è il momento”, pigro se non avremo voglia di uscire, pronto a seguirci se sarà lui ad essere stanco.

Vi sono in lui caratteristiche propriamente umane che nel suo caso persistono. Parliamo della coerenza, ovvero della capacità di perseverare nei sentimenti, nella dedizione verso chi si ama. Parliamo della fedeltà, poiché non vi è in lui alcun segnale di volontà di ingannarci, di tradirci. Parliamo di assolutezza, in quanto lui sarà sempre pronto a dare  la sua  vita per salvare la nostra.

Noi saremmo davvero così pronti a fare tutte queste cose in nome di un affetto tanto grande? Il nostro amico sa tutto di noi, proprio tutto, sa che l’allergia al pelo che abbiamo voluto raccontare è la più ovvia e scontata delle bugie. Sa che lo stiamo regalando perché non abbiamo più voglia di dedicarci a lui e non è vero che ci manca il tempo. Sa che se è vecchio e malato è talvolta preferibile portarlo in canile piuttosto che spendere un patrimonio di soldi per curarlo.  Lui sa tutto, ma non essendo dotato di rancore non riesce ad odiare, si rassegna piuttosto o muore di dolore.

Il nostro amico resta tale soltanto per quella parte del genere umano che si sente ancora animale, insieme a tutte le altre specie viventi. E per coloro che hanno patito lo strazio del male, della povertà, dell’emarginazione, della malattia, della solitudine.  In fine per i matti, intrisi di fanciullesca libertà, come per i bambini, non ancora contaminati dal mondo adulto.

In questi casi si riceve il dono di guardare il nostro amato crescere, invecchiare, accorgendoci di quella zona sul muso segnata dalla neve del tempo, di quegli occhi stanchi, di quel movimento flemmatico.

E poi un giorno se ne va, su quello che ci piace tanto chiamare ponte dell’arcobaleno. Buon ponte, gli diciamo. Ne restiamo così colpiti che a volte decidiamo di non volerne più altri, perché lui o lei rimangono unici in noi e non ci sembra possibile riaprire il nostro cuore distrutto a qualcun altro. La catena dell’amore tuttavia continua per coloro che riescono a distinguere l’amore particolare (per il proprio animale) dall’amore universale (per tutti gli animali).

Ed il cerchio magico ritorna a se stesso, con un altro amore da rivivere, perché la vita è fatta così: si ama, si soffre, si muore, si rinasce, si ritorna ad amare e ancora ad amare. E ad amare ancora, lasciando che quella piuma continui a fluttuare e scendere  in noi fino in fondo, come un secondo cuore.

Eleonora Giovannini

 

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