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Ricordo di Padre Pietro Lavini, ricostruttore dell’eremo di San Leonardo al Volubrio

Il mondo della vita eremitica viene immaginato come qualcosa di lontano e ormai appartenente al passato, la storia di un uomo eccezionale e di un piccolo eremo nel cuore dei monti Sibillini ci dice invece che non è così.

Padre Pietro era un frate cappuccino che viveva presso il monastero della Madonna dell’Ambro, nel territorio di Montefortino, entro il suggestivo scenario naturale dei Monti Sibillini. Un giorno del 1965 salito a 1.128 m, là dove ora sorge l’eremo, nelle Gole dell’Infernaccio, vide i miseri resti del monastero medievale di San Leonardo al Volubrio, ormai da secoli in rovina. Iniziò allora a nutrire il forte desiderio di ricostruirlo che lo portò infine, dopo aver esercitato una certa insistenza, ad ottenere il consenso dei suoi superiori a patto che ottenesse la proprietà del terreno in cui erano presenti le rovine, all’epoca appartenente a Elena e Leonardo Albertini, figli del senatore Luigi Albertini. Recatosi a Roma presso la famiglia, ottenne immediatamente l’appoggio dei due fratelli che gli concessero il terreno e una donazione per l’avvio dei lavori. Iniziò dunque dal 1971 una vita da eremita che lo vide spostarsi dal santuario dell’Ambro presso le rovine dello stesso eremo, dove dedicò ogni suo giorno all’impresa di ricostruzione. Inizialmente additato come pazzo, in una condizione di estrema povertà e solitudine, mise pietra su pietra con tenace costanza, senza mai avere tentennamento alcuno. In un secondo momento iniziarono poi a giungere i volontari e le offerte di numerosi fedeli. L’eccezionale impresa gli fece guadagnare l’appellativo di “muratore di Dio” e un’ampia notorietà che ha
richiamato e continua ad attrarre presso l’eremo numerosissimi escursionisti e pellegrini che purtroppo dal 2015, anno della scomparsa del frate, non possono più avere la possibilità di incontrare un uomo eccezionale, la forza della cui fede è però testimoniata dalla struttura dell’eremo ora risorto.

Glenda Oddi

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