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Il falco della regina Eleonora d’Arborea

Uno dei rapaci più affascinanti d’Europa è sicuramente il Falco della Regina (Falco eleonorae). Esclusivo dell’area mediterranea e della Macaronesia (gli arcipelaghi dell’Atlantico che comprendono Azzorre, Madeira, Canarie e Capo Verde), in periodo riproduttivo, questo falco migra, fino a raggiungere le aree di svernamento in Africa sudorientale e soprattutto, in Madagascar.

Le popolazioni italiane, perlopiù concentrate in Sardegna e isole tirreniche costituiscono il 9% circa della popolazione mondiale.

Il nome deriva dalla regina Eleonora d’Arborea che, nel XIV secolo, emanò delle leggi a tutela di questa specie in Sardegna, impedendone la caccia e il prelievo di uova e nidiacei.

Il Falco della Regina possiede alcune caratteristiche peculiari che lo distinguono dagli altri rapaci.

Nidifica sulle falesie marine, come solo il Falco pescatore e in un periodo tardivo: mentre gli altri rapaci nidificano in primavera o inizio estate, questo falcone nidifica tra tarda estate e inizio autunno. In questa maniera, sfrutta il periodo di migrazione dei passeriformi che caccia per nutrire i suoi giovani.

Nel Falco della Regina si possono distinguere due morfismi o “forme” di piumaggio: quello scuro, in cui spicca la gola chiara sul corpo completamente nerastro e quello chiaro, dove il petto e il ventre appaiono bianchi striati di nero. In quest’ultimo piumaggio è facile confonderlo con i Lodolai, falchi più comuni ma dai calzoni rossastri e dalla forma meno slanciata del Falco della Regina.

Secondo recenti studi le popolazioni mediterranee sembrano in incremento numerico, soprattutto in Grecia. Questo, probabilmente, spiega l’aumento delle segnalazioni in alcune aree interne italiane in periodo di migrazione: in Piemonte, per esempio, era considerato accidentale fino a 15 anni fa, ma negli ultimi anni si hanno segnalazioni regolari di più individui ogni anno, soprattutto sui valichi alpini.

Per approfondire:

Tucker, G. M., & Heath, M. F., 1994 – Birds in Europe: their conservation status (No. 3). Smithsonian Inst Pr.

Daniele Capello

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