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L’esoscheletro, uno strumento per tornare a camminare e non solo

La ricerca scientifica si ispira ancora per una volta alla natura per creare apparecchi innovativi in grado di migliorare la condizioni di vita delle persone.

Il termine “esoscheletro” in natura indica una struttura scheletrica esterna al corpo caratteristica di alcuni animali. Le sperimentazioni mediche più avanzate si sono ispirate proprio a questo elemento naturale per dare speranza a chi non può più muoversi. Le prime ricerche e i primi test per la realizzazione di questi apparecchi sono iniziate negli anni ’60 in ambito militare per trovare poi applicazione anche in ambito medico. Gli studi hanno portato, ad oggi, alla creazione di differenti modelli sempre più leggeri ed efficienti. I prezzi sono ancora proibitivi, i più economici si aggirano intorno ai 40000 euro, ma si prevede una diminuzione progressiva del loro costo fino a portarli a divenire accessibili a tutti. Uno degli ultimi studi effettuati ha visto come protagonista il centro di ricerca biomedica francese Clinatec di Grenoble che, dopo dieci anni di sperimentazioni, ha permesso ad un ragazzo tetraplegico ventottenne di camminare per alcuni metri e di compiere dei movimenti con le braccia. Il lavoro è iniziato con la mappatura delle aree celebrali del paziente che si attivavano nel momento in cui immaginava di muovere le varie parti del corpo, per passare poi al loro rivestimento superficiale con elettrodi in grado di convogliare gli impulsi celebrali all’esoscheletro.
Centri di ricerca attivi in questo ambito sono presenti in diverse parti del mondo; ricordiamo In Italia la Fondazione Don Gnocchi presso l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di Firenze.
Per questi strumenti si prevede anche un fortunato impiego in ambito industriale dove permetteranno di alleggerire gli sforzi fisici dei lavoratori e rendere le loro attività meno usuranti.

Glenda Oddi

immagine presa da www.disabiliabili.net

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