lo scorso 3 marzo ci ha lasciati Eleonora Giorgi; era nata nel 1953
E così questo 2025 si è portato via anche Eleonora Giorgi, una delle attrici più brave, affascinanti, complicate, generose, di questi ultimi 50 anni.
A sconfiggerla (ma in realtà la sua non è stata una sconfitta contro la malattia, ma una resistenza stoica) è stato un tumore al pancreas, di quelli che le speranze di sopravvivenza sono da ricercare più nell’ambito spirituale che scientifico. Quella della Giorgi è stata la dimostrazione di forza d’animo esemplare di fronte alla sventura e alla morte. Lo ha evidenziato più volte, nelle interviste rilasciate da quando aveva scoperto la malattia nel proprio corpo, con frasi, considerazioni, sorrisi, battute, pensioni sul futuro anziché sul passato, che avevano lo scopo di regalare forza a chi si trovava nella stessa condizione di salute dell’attrice.
Di Eleonora Giorgi si sono dette e scritte fiumi di parole, a ricordare gli ultimi suoi anni, la sua carriera e i suoi amori, in primis con Angelo Rizzoli e Massimo Ciavarro, dai quali sono nati i suoi due figli, Andrea avuto con l’editore e Paolo con il collega attore.
Noi ci vogliamo invece concentrare su una Eleonora Giorgi quasi indetita, una Eleonora Giorgi ventiquattrenne, intervistata dal grande giornalista Enzo Biagi, in una trasmissione Rai, in cui si parlava dell’erotismo nel cinema. La Giorgi, con un piglio da giovane decisa, sicura di sé, ma anche tanto ingenua per motivi di età (approcci che in una personalità carismatica come la sua sono tutt’altro che incompatibili), sottolineava la sua adolescenza come un tourbillon di esperienze all’insegna del diventare autonoma nell’affrontare la complessità della vita: “a 14 anni sono andata via di casa, arrivavo da una famiglia in cui a otto-nove anni mia madre mi parlava di Nietzsche e di Picasso, dove la cultura era considerata un valore assoluto; ho vissuto a Londra, ho vissuto l’esperienza Hippy, sono stata in India, ho partecipato alla rivoluzione giovanile, che mi ha dato la possibilità di vedere il sesso non più come qualcosa di materiale, ma di spirituale. Amore”.
Questi sono statai gli inizi della carriera di Eleonora Giorgi, che già a sette anni veniva intervistata in una piazza a Roma per una trasmisisone per bambini e che, interrogata su tre semplici operazioni matematiche, le sbagliava tutte e tre.
Allora abitava in via Giovanni Antonelli al numero 49, con mamma, papà, fratello e sorella: quando ha 16 anni scopre che il padre ha un’amante e due figli con quest’ultima, per lei è stato uno shock. La madre era una fondamentalista neocatecumenale, dedita alla rigida disciplina e di grande cultura. Una famiglia complicata da vivere, a cui si aggiunse (quando l’attrice aveva 21 anni) la morte del fidanzato Alessandro Momo, attore emergente. Eleonora entrò in un vortice psicologico difficile che la spinse a far uso di droga, da cui ne uscì proprio grazie al legame con Rizzoli.
Tutto ciò dopo aver già iniziato l’attività di interprete, che iniziò in modo molto casuale: “la compagna di mio padre era costumista e mi motivò nel realizzare un album fotografico, grazie al quale mi feci notare nel mondo della pubblicità”, confidò in un’intervista televisiva di alcuni anni fa.
“Allora stavo preparando l’esame di ammissione all’Istituto Centrale del Restaturo, mi chiama un’agenzia di produzione che mi comunica che il manager Tonino Cervi voleva farmi fare un film”.
La Giorgi rinuncia alla massima scuola superiore di restauro d’Italia e si butta nel cinema: in questi giorni si è parlato dei film più leggeri, come “Mani di velluto”, “Sapore di mare 2” e soprattutto “Borotalco”; ma questa attrrice, nelle sue circa cinquanta pellicole, ha recitato in generi tra loro estrememente diversi. Nel 1971 fu scelta da Fellini per “Roma”, poco dopo nel drammatico “Storia di una monaca di clausura”, poi in gialli polizieschi, come “6000 Km di paura”, “Non sparate sui bambini” e “Un uomo in ginocchio”. Ma come dimenticare altri capolavori del cinema, in cui la Giorgi era la protagonista, come “Inferno”, “Nudo di donna” e “Oltre la porta” ?. La nostra attrice ha poi lavorato in sceneggiati televisivi, è stata regista, sceneggiatrice e produttrice, vincendo poi il David di Donatello, il Nastro d’Argento e la Grolla d’Oro, oltre ad innumerevoli altri riconoscimenti. Eleonora, che alla fine dei suoi giorni quasi ci scherzava sul fatto che ognuno di noi “ha una data di scadenza”, ci teneva a sottolineare che, “non mi permetterei mai, parlando del mio cancro, di chiedermi, perchè proprio a me. Mai e poi mai vorrei che la mia malattia ce l’avesse qualcun’altro. Io nella vita ho avuto tanta fortuna, ho avuto un lavoro che mi ha gratificato, due figli straordinari. Vivo nella consapevolezza che ogni giorno è un dono”.