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La dipendenza da cibo, un male sempre più diffuso

La maggior parte dei casi di obesità e sovrappeso sono dovuti ad un’alterazione del senso di sazietà che trova origine nel nostro cervello

I soggetti sovrappeso sono in aumento, questo non è dovuto, nella maggior parte dei casi, a problematiche fisiche ma a un disturbo psicologico denominato dipendenza da cibo. Questo disturbo è caratterizzato da una alterazione da parte della mente della naturale percezione della fame e del senso di sazietà. Il dipendente da cibo riconosce in esso uno strumento di soddisfacimento di bisogni frustrati, primo fra tutti quello di affetto, sicurezza ed amore. L’alimentazione smette così di essere funzionale al corpo per il suo mantenimento per divenire, invece, uno strumento di soddisfazione psichica. Le persone con questo disagio sono portate ad intervenire attraverso diete per perdere chili, la diminuzione di ciò che si mangia e la scelta di cibi più sani, però, tende a non avere una lunga durata se non è accompagnata da una piena consapevolezza del fatto che quel senso di fame che si prova in maniera costante non è un bisogno reale ma creato dalla nostra mente, una somatizzazione di un nostro disagio psichico che cerca di trovare nel cibo una forma di soddisfacimento e di sfogo. In genere, infatti, dopo un periodo di dieta, il dipendete da cibo tende a “crollare”, affetto da un senso di fame che sembra “chiedere il conto” per recuperare tutte le rinunce alimentari fatte. Questo disturbo si può palesare con comportamenti caratteristici come: mangiare più velocemente; magiare anche quando ci si sente pieni; alimentarsi senza distinguere più tra il senso di fame o sazietà; pensare ossessivamente, anche quando si compiono altre attività, a quando si consumerà nuovamente del cibo; notare un aumento negli acquisti dedicati al cibo o di tempo dedicato al suo consumo; tendere a mangiare da soli con il minor consumo di cibo quando si è in compagnia. La dipendenza da cibo è affrontabile e gestibile, come ogni tipo di dipendenza, innanzi tutto attraverso un percorso psicoterapico; in alcuni casi estremi è possibile ricorrere anche a trattamenti farmacologici per il controllo dell’appetito o alla chirurgia correttiva dell’obesità.

Glenda Oddi

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