Lo scorso Febbraio, ad Hanoi (Vietnam), si è tenuto il secondo vertice tra Donald Trump e Kim Jong Un.
L’incontro, però, si è rivelato fallimentare dal momento che il dittatore nordcoreano non ha gradito l’atteggiamento ostile dimostrato dal presidente statunitense, il quale ha minacciato un ulteriore inasprimento delle sanzioni economiche qualora il suo avversario non dovesse persuadersi a rinunciare al nucleare.
Successivamente, infatti, la Corea del Nord ha ricominciato a effettuare diversi test missilistici.
Una “nuova arma tattica” è stata testata ad Aprile, mentre il 4 Maggio i capi di stato maggiore di Seul hanno segnalato il lancio di un numero imprecisato di razzi dalla penisola di Hodo, situata sulla costa orientale.
I missili si sono inabissati nelle acque internazionali tra Corea del Nord e Giappone. Hodo era stata già utilizzata nel 2016 per testare alcuni missili balistici Musudan/Hwasong.
L’ultimo test di questo tipo risaliva al Novembre 2017, segno che da Pyongyang intendono mandare un messaggio serio alle Nazioni Unite, soprattutto se si considera che il nuovo lancio è stato effettuato in corrispondenza del vertice tra i negoziatori del Giappone e quelli degli Stati Uniti fissato nella capitale sudcoreana allo scopo di riprendere le negoziazioni sulla gestione del nucleare da parte della Corea del Nord, rimasti in sospeso dalla fine del 2008.
Qualcuno rimprovera a Trump di non aver saputo sfruttare la buona occasione che si era presentata durante il secondo colloquio per risolvere in maniera positiva la disputa con la sua controparte.
Ed è di pochi giorni fa la notizia di uno scambio di insulti tra Kim Jong Un e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Nel frattempo, tutti quanti ci auguriamo che tra Washington e Pyongyang possa ripartire al più presto un dialogo serio, che possa portare a una risoluzione positiva e definitiva di un contrasto che danneggia seriamente l’equilibrio socio-politico ed economico di questa parte del mondo.
Yami
