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Case Green: cosa cambia con la nuova direttiva europea

Approvata la nuova direttiva europea sulle case green: due anni di tempo per il recepimento

Al via la nuova direttiva approvata dal Parlamento europeo che porterà novità su caldaie, ristrutturazioni e pannelli solari.

Con 379 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti sono state approvate le norme che renderanno sempre più green gli edifici residenziali e non con effetti sul mercato immobiliare. Rispetto alla proposta iniziale la normativa varata sembra più flessibile e si propone di raggiungere gli obbiettivi fissati con maggiore gradualità.

Case green ad emissioni zero, requisiti più stringenti per quanto concerne l’efficienza energetica con il risultato che nei paesi dell’Unione Europea il 60% delle abitazioni saranno da ristrutturare entro il 2050.
Nel nostro Paese e in molti altri si dovrà lavorare parecchio poiché ad oggi molte delle abitazioni sono ferme alle ultime due classi energetiche.

Altro punto da segnalare è lo stop alle agevolazioni per le caldaie che utilizzano combustibili fossili, anche quelle a gas. 

Decisivo l’intervento sui bonus che rappresenterà una vera e propria rivoluzione. L’obiettivo è di azzerare totalmente le emissioni degli immobili Ue entro il 2050.

Il 16% degli edifici pubblici con peggiori prestazioni dovrà essere ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case private obiettivo è la riduzione del consumo energetico pari al 16% a partire dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Sarà necessario intervenire con cappotti termici, pannelli solari oppure caldaie a condensazione.

Cosa dovranno fare gli Stati?

Agli Stati membri toccherà inviare un piano nazionale di ristrutturazione che dovrà contenere la tabella di marcia con i vari obiettivi e che dovrà essere approvato entro il 2026. Due anni dunque a disposizione per il recepimento della direttiva. Previsto un aggiornamento dello stesso ogni 5 anni.

Previsti anche dei casi di esenzione. Non troveranno applicazione, infatti gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto nonché gli immobili aventi un uso militare e quelli finalizzati ad un impiego meramente temporaneo.

Doveroso uno sguardo su quello che è lo stato degli edifici nel nostro Paese.

In base ai dati forniti dall’Istat, oltre l’82% degli immobili in Italia sono a carattere residenziale e stiamo parlando di una cifra di 12 milioni rispetto ai 14,5 milioni totali. Siamo di fronte ad un parco immobiliare tendenzialmente vecchio perché sulla base dei dati Enea circa 6 edifici su 10 hanno un’età media di 59 anni con prestazioni energetiche non buone. Questo dovrebbe dare l’idea del lavoro che si dovrà effettuare per poter raggiungere gli obiettivi fissati.

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