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Bobbio, ascendenza irlandese in Italia

Già dal nome, Bobbio è un borgo che è un tutt’uno con l’ambiente che lo circonda. Non a caso, infatti, il nome Bovium deriva dal torrente che scende dal Monte Penice, saltus Boielis in latino. Un nome e una storia antichissimi.

Bobbio è conosciuta dai Romani fin dal 14 a.C., quando si insediando sulla sinistra del fiume Trebbia, zona molto ricca d’acqua e abitata prima dei romani dai Celti, dai Liguri e fin dall’era neolitica. Non è che un accampamento romano, fondamentalmente, fino al 614, quando arriva Colombano, un monaco eremita irlandese.

Colombano ha ricevuto il territorio che sarà Bobbio Agiulfo e Teodolinda, re e regina longobardi. Un donazione non da poco, in quanto il territorio è in un luogo strategico sulla via del sale che da Piacenza porta a Genova. Colombano fonda un monastero benedettino restaurando la piccola chiesa di San Pietro, ma nel 615 muore.

Il monastero benedettino, tutttavia, trasforma pian piano un territorio vuoto e interessante solo strategicamente in un villaggio: già nel 643 ci sono 150 monaci e delle case abitate da civili. Nel 774 Bobbio apre le porte a Carlo, re dei Franchi, che così può accedere alla Liguria, il che porta Bobbio ad un nuovo livello: monastero imperiale, feudo favorito dall’imperatore ed estremamente ricco. Una storia di ricchezze che, con alti e bassi, arriva fino al Regno Sabaudo, quando nella metà del XVIII secolo passa ai Savoia e si trasforma in nient’altro che un territorio come un altro nelle mani della famiglia reale.

Ma com’è oggi Bobbio? Si tratta di un piccolo Borgo adatto a rilassarsi e osservare la storia che è passata di lì prendendo un caffè in piazza Duomo, passeggiare sul Ponte Gobbo o visitare il museo dell’abbazia che ricorda la storia del borgo.

Visitare l’abbazia di Bobbio, oltretutto, vuol dire entrare anche nella storia della letteratura italiana. Lo scriptorium dell’abbazia, infattia, è stato di ispirazione ad Umberto Eco per Il Nome della Rosa.

Domenico Attianese

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