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Arte & Cultura

Bellezza Orsini la strega che beffò il giudice

Raccontiamo adesso la storia di un’altra strega, stavolta siamo in Italia e la storia è quella di Bellezza Orsini, una donna processata presso la Rocca di Fiano nel 1528.

La donna nacque a Collevecchio tra il 1475 e il 1480 da Pietro Angela Orsini, di cui doveva essere figlia naturale. 

Di lei si narra che fosse una donna bellissima, libera e sapiente, che sapeva leggere, scrivere e pensare. 

All’inizio prestò servizio presso la famiglia Orsini a Monterotondo, poi visse vagando tra Panzano e Filacciano, dove si trasferì pensando di aver trovato un posto dove vivere curando la gente. 

Qui viveva in una casa propria e aveva una sua tranquillità economica. 

Nel palazzo dove lavorava conobbe una fattucchiera di nome Lucia che era imprigionata, le due donne diventarono amiche e Lucia la iniziò ai segreti delle erbe e alla conoscenza delle formule magiche.

Più tardi Bellezza sposò un cerusico ma presto rimase vedova e iniziò a praticare da sola curando i malati.

Si dice che conoscesse il rimedio per il mal di reni, la ritenzione idrica e tanto altro. 

Tuttavia questi successi scatenarono presto ira e vendette e la poveretta fu cacciata da Filacciano dove rientrò più volte però su richiesta dei suoi malati. 

Per rientrare in paese in pianta stabile decise di partecipare ad una cerimonia di perdonanza che prevedeva un cammino da Filacciano a Roma. 

Durante il percorso un bambino si sentì male e Bellezza fu chiamata al suo capezzale.

Appena arrivata però capì subito che non poteva fare alcun miracolo e il bambino morì. 

I genitori del piccolo la accusarono di omicidio e di essere una strega cosa che confermarono anche i suoi pazienti di Filacciano.

Venne perciò arrestata e portata al Tribunale di Fiano dove fu poi accusata di fattucchieria e stregoneria. 

Qui fu torturata ferocemente e visto che non riuscì a convincere il giudice della sua innocenza confessò ogni cosa e anche di più.

Fu condannata al rogo ma prima di morire dettò il suo testamento al figlio e una volta finito e rimasta sola si conficcò per due volte un chiodo arrugginito nella vena più grande.

Fu trovata morta in un lago di sangue con un sorriso sul volto.

Aveva beffato il giudice ed evitato il rogo. 

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