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Arte & Cultura

Non parlate con Bianconiglio

Il mondo di oggi ha bisogno degli sponsor per valorizzare i contenuti, senza la pubblicità non possiamo più nemmeno comunicare.

La promozione ci illude di dare valore ad un prodotto, serve addirittura quella che chiamiamo campagna pubblicitaria per restituire dignità alle opere d’arte. Tutto questo perché ci tocca adeguarci ad una società impigrita che ha smesso di prendere posizioni da parecchio tempo, che si fa i comodi suoi e, pur lamentandosi, evita di credere che il suo contributo servirebbe a cambiare le cose. Leggere diventa complicato, in questa epoca di passaggio tra carta morente e libro elettronico non del tutto epocale, dove siamo smarriti e non riusciamo ancora a capire se si può amare uno sconosciuto che non incontreremo mai  o se chi ci sta accanto  sia noioso.  Abbiamo giovani vintage, che desiderano la nostalgia per fuggire dall’abitudine di viaggiare senza doversi spostare. Abbiamo ultra quarantenni che mostrano audacia nell’utilizzo di mezzi semplici, dopo una vita di fatiche, ma che senza capirlo si ritrovano a chiacchierare confusi con Bianconiglio.

Un’epoca di inno alla comunicazione inteso come marketing, un’epoca di trasformazione del dialogo in pericolosa chat, di spiritualità vissuta come il tiro di una sigaretta, di poco tempo per  un caffè, di troppi caffè nella ricerca del tempo. Un bel caos, potremmo dire, senza fiori recisi, senza quell’odore di morte che fa dei cimiteri la noncuranza dei ricordi. Il simbolismo degli oggetti dove cerchiamo di rammentare le persone perdute, si fa più evidente, perché la materializzazione del dolore assomiglia di più alla vita che al distacco  dagli altri.

Citiamo poeti e filosofi continuamente, pur senza averli mai studiati, cerchiamo la saggezza e ci dichiariamo folli per non sembrare troppo normali. Amiamo gli animali solo per  evitare di avere il coraggio di amare anche le persone. E in quanto ad amore, ormai è lo scudo che giustifica le nostre codardie, i nostri fallimenti, i nostri tornaconti. L’amore serve per pretendere che gli altri ci santifichino e così evitare il passaggio scomodo nel corridoio dell’umiltà. L’amore serve soprattutto per vendere, per farci piangere ed emozionare senza la nostra vera vita. E quindi convincerci che una poesia ha bisogno di essere comprata per entrare davvero nel nostro cuore.

Eleonora Giovannini

 

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