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BARBONE CHE PASSIONE!

Il barbone, grande, piccolo, minuscolo, di tutte le colorazioni, dal miele allo champagne, dal nero al classico bianco, dal red al multicolore, resta lui il re del cane.

 

 

 

 

 

 

 

Amato da bambini, anziani, donne raffinate e dai cinofili, il barboncino cattura chiunque, grazie alla sua intelligenza, alla sua capacità di socializzare, al suo carattere energico, burlone, ma anche dolce, presente, sensibile agli umori, agli stati di sofferenza.

Il cane empatico per eccellenza, ancora prima del labrador scelto per guidare i disabili e per la pet therapy, cacciatore impavido e l’ideale per la famiglia, si relaziona in modo fedele ed incessante col suo branco. Amatissimo al punto che in molti gli hanno dedicato pagine e gruppi sui social, tra i quali spicca il più seguito e numeroso, quello su facebook, capeggiato da Federica Pellegriniamministratrice, ma anche moderatrice equilibrata, presente tra dispute e scambi, oltre che attenta ai consigli, ai suggerimenti, alle richieste, alle  condivisioni felici e  ai lutti. Una sorta di grande famiglia virtuale, dove i protagonisti sono sempre loro, gli amatissimi pelosi riccioluti. Un’occasione di svago, ma anche di solidarietà e di compagnia tra i membri, che pur non conoscendosi reciprocamente, mostrano l’allegria della comunicazione e soprattutto della partecipazione emotiva a tutte le problematiche evidenziate da chi ne fa parte.

Così il barboncino si fa strada, fin dall’antichità, tra le innumerevoli razze – certo tutte meravigliose e con i propri tratti distintivi –  presente in diversi dipinti e foto ingiallite, ricercato da personaggi storici, come la Regina Anna di Inghilterra, addirittura fedele compagno del principe Rupert del Palatinato fino alla morte del cane durante la battaglia di Marston Moor.

Utilizzato per la ricerca del tartufo, perfino per la guerra, oggi vive nelle case della stragrande maggioranza delle persone.

Un cane non casualmente costoso, per via della sua eleganza e del portamento, pur se  talvolta vittima anch’egli dell’umana disumanità, nei tristissimi casi di abbandono, quando troppo anziano  o malato o a seguito di cambiamenti della propria esistenza, come i divorzi.  Per non parlare dei padroni incoscienti che lo acquistano senza conoscerne i reali bisogni e che spesso, al contrario, vi si  approcciano a mò di peluche, per poi darlo indietro con la fantomatica scusa: “nostro figlio è allergico al pelo del cane”. Sì, perché dietro la bugia si nasconde anche l’ignoranza, dato che il barboncino è anallergico.

Un vero peccato, perché la sua sensibilità è davvero eccessiva, tanto da poter morire di nostalgia o di dolore, se rifiutato e lasciato.

Eleonora Giovannini

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