TRECENTO CALORIE DI PIACERE: IL TRDELNĺK

Il trdelník, anche detto trdlo, è probabilmente il dolce più amato dell’Europa dell’Est, che trova la sua principale roccaforte in Praga, capitale della Repubblica Ceca.

Il suo profumo aromatico, in grado di avvolgere i sensi, seduce da sempre i turisti, profondamente attratti dal nome (quasi impossibile da pronunciare), e dalla sua curiosa forma.

Nonostante la Boemia ne rivendichi l’appartenenza chiamandolo, appunto, “Manicotto di Boemia”, le origini del dolce risultano oscure e misteriose.

Alcuni narrano di un generale ungherese, József Gvadányi, che lo avrebbe portato in Moravia nel XVIII secolo, altri ancora raccontano di un cuoco tedesco che lo avrebbe importato in Transilvania, per finire con chi lo ritiene esclusivamente creazione dell’arte pasticcera slovacca, favoleggiando sulla figura di un conte che era solito ordinarlo ogni giorno.

Certo è che il documento più antico in cui si fa menzione di questo dolce, meravigliosamente in grado di stregare il palato, porta la firma del poeta ungherese Gyula Juhász (1921); soltanto in epoca successiva verrà diffuso a Praga, riscuotendo fin da subito un clamoroso successo.

Un’ipotesi mai accertata, lo ricollegherebbe addirittura al periodo del Neolitico, quando i cibi venivano infilzati con dei bastoni e cotti direttamente sul fuoco; in effetti è proprio in questo modo che si svolge la preparazione del trdlo: il suo morbido impasto viene avvolto su un rullo e cotto sulla brace davanti agli occhi estasiati del cliente.

 

Dopo aver assunto un aspetto dorato e croccante, il dolce viene ricoperto di zucchero, frutta secca e cannella, e servito con all’interno nutella, gelato o frutta di stagione (una farcitura non esclude l’altra).

L’impasto, a detta di molti genuino, è semplicemente composto da zucchero semolato, farina di grano tenero, latte, uova, lievito di birra e buccia di limone.

Decisamente apprezzabile anche il trdlo della Transilvania, che con evidente riferimento alla tradizione ungherese, viene invece chiamato “Kurtőskalács” (da “kürto”, ovvero “corno”, diretta allusione alla sua forma).

Molto più grande della variante praghese, il dolce può raggiungere addirittura i trenta centimetri di lunghezza, e viene servito senza nessun tipo di farcitura per assaporare a pieno il sapore indimenticabile di un’antica tradizione pastorale.

 

Ambra Belloni

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