Quel “vizio assurdo”

Nella vecchia fattoria c’era lo zio Tobia che si barcamenava nel tenere a bada quanti più animali esistessero, dalla capra al mulo, dal cane al gatto, dalla mucca al maiale.

Lo zio Tobia si è trasferito anche sui social, in questa epoca moderna e tecnologica non ha potuto fare a meno di stare al passo con i tempi, ma riscontrando come certe categorie siano in grave estinzione, mentre altre in forte aumento.

Parliamo di impoverimento della bellezza e di aumento dell’ignoranza, in particolar modo il motivetto si incanta nel frangente della capra e lì ritorna, quasi ossessivamente, come quando il disco è graffiato e la puntina inevitabilmente tocca sullo stesso punto. Così allo zio Tobia non rimane che fare uso di psicofarmaci o tentare di rientrare nella vecchia fiaba genuina che tanto piaceva ad adulti e bambini.

Caproni, maiali e asini ora caratterizzano il social network, tra politicanti, maniaci, potenziali assassini, casalinghe disorientate, artisti dilettanti, imbroglioni e persone affette da dipendenza cronica di un sistema vuoto, più distruttivo di una qualsiasi altra dissolutezza.

Meglio la morte di Pavese, il suo vizio assurdo, là dove vivere è mestiere e la morte ricerca, derivante dal bisogno umano di comprendere  attraverso un modello che sostituisca l’esistenza: l’arte.

Esattamente il contrario di ciò che troviamo nei social e che giustificherebbe ogni tentativo di suicidio, al di là di ogni sorta di moralismo.

Eleonora Giovannini

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