Nuovo capo Interpol sotto accusa

Giovedì 25 novembre, Ahmed Naser al Raisi è stato eletto presidente dell’Interpol a Instanbul. L’Assemblea Generale dell’organizzazione ha visto la sua nomina dopo tre turni di votazione, dato che in base alla Costituzione dell’Interpol: “per l’elezione del Presidente è richiesta la maggioranza dei due terzi e se questa maggioranza non si ottiene dopo il secondo scrutinio, è sufficiente la maggioranza semplice.

Risultato finale: 68,9% di voti a suo favore.

È un onore essere stato eletto come prossimo presidente dell’Interpol”, ha subito affermato e twittato Al Raisi.

L’Interpol è l’organizzazione che ingloba e fa collaborare al suo interno la polizia di 195 paesi membri.

Ahmed Naser al Raisi è un generale di lungo corso – oltre 40 anni – degli Emirati Arabi Uniti. Già prima della sua nomina, molti gruppi per i diritti umani avevano esercitato pressioni contro la sua candidatura, accusandolo di non aver indagato su denunce credibili di tortura contro le forze di sicurezza degli Emirati Arabi Uniti.

Ci sono persone, come il ricercatore Hiba Zayadin, del Centro per i diritti umani del Golfo (GChr), che ha espresso il proprio sgomento per l’elezione del generale: “Un giorno triste per i diritti umani e lo stato di diritto in tutto il mondo”.

Non è il solo: l’accademico britannico, Mathew Hedges, ha presentato infatti una richiesta di risarcimento danni all’Alta Corte di Londra che accusa, oltre ad Al Raisi, anche altri tre alti funzionari degli Emirati Arabi Uniti di essere coinvolti nella falsa detenzione e tortura che avrebbe subìto nel Paese nel 2018.

Tra le altre denunce, ci sarebbe anche l’arresto illegale e la tortura del più importante difensore dei diritti umani degli Emirati Arabi Uniti, Ahmed Mansoor, che è stato arrestato nel 2017 e successivamente, condannato a 10 anni di carcere, per aver “diffamato” il paese sui social media.

C’è anche chi difende Al Raisi, come il consigliere presidenziale degli Emirati che sostiene che le presunte accuse contro il neo eletto presidente siano solo “campagne di diffamazione” fatte ad arte, mentre proprio la sua elezione è una dimostrazione della verità, ovvero la sua innocenza nelle vicende suddette.

Si sa che la verità spesso fa fatica ad emergere, ma forse, col tempo finiremo per scoprirla tutti.

Nel frattempo, speriamo che, durante il suo mandato, il generale, Ahmed Naser al Raisi, faccia degnamente il suo dovere come presidente dell’Interpol.

Riccardo Pallotta

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