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Arte & Cultura

Amelio: diritti e libertà degli omosessuali ancora di pochi

“Perché fare un film su Braibanti oggi? Perché oggi si crede che alcune cose siano risolte forse per
sempre, si vive in un’era in cui la parola ‘gay’ dilaga, ci sono le unioni civili scambiate per
matrimoni, ci sono le adozioni. Se però andiamo a guardare bene, tutta questa libertà di vita
riguarda un gruppo molto di minoranza”. Lo ha sottolineato il regista a Berlino, parlando del suo
ultimo film, “Il signore delle formiche”.
Amelio, Leone d’Oro a Venezia nel 1998, è stato accolto all’Ambasciata d’Italia, per un incontro con
l’ambasciatore Armando Varricchio e per celebrare l’inizio di una lunga retrospettiva berlinese
dedicata al regista, dall’Italian Film Festival Berlin.
“Il signore delle formiche”, già in concorso all’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica
di Venezia, parte dal caso dell’intellettuale e poeta omosessuale Aldo Braibanti, processato negli
anni ’60 per “plagio” in base a una legge risalente al fascismo. Per Amelio l’opera affronta un
“problema che riguarda l’oggi. Non è la ricostruzione documentaria del processo. Si prende spunto
dal processo a Braibanti per raccontare con libertà e riflessione attuale quello che è il mondo. Noi
crediamo di aver fatto molti passi avanti, ne abbiamo fatti tanti, ma non sufficienti perché venga
rispettata la libertà dell’individuo”.
Amelio critica aspramente le violazioni dei diritti degli omosessuali nel Qatar che ospita i Mondiali
di calcio – ricordando le “parole infelici e infami” pronunciate da un rappresentante qatariota
dell’evento sportivo, o anche le negazioni dei diritti in Russia.
Per il regista è molto importante uscire dal solo punto di vista occidentale, ma, al tempo stesso,
anche sottolineare come i “diritti civili non siano rispettati nemmeno nel mondo occidentale”.
“Se tu sei un grande cantante, un attore popolarissimo, se sei Elton John, se sei Tiziano Ferro, puoi
dire ‘io amo questo signore’, stringendogli la mano. Ma se tu sei un professore di scuola elementare
di provincia, hai a che fare con una scolaresca di minori, e poi nella tua piccola città cammini mano
nella mano con il tuo compagno, l’indomani ti cacciano dal tuo lavoro”.
di Marino Ceci

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