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Addio a diverse zone costiere

Forse non tutti si ricordano l’uragano Harvey che si schiantò sulla costa del Texas nel 2017. Secondo un recente studio condotto dalla professoressa Bistra Dilkina, la stessa cosa potrebbe accadere su una scala molto più ampia a causa dell’incessante innalzamento del livello dei mari.
Lo studio recentemente pubblicato su Plos One, ha evidenziato che l’impatto degli oceani in aumento si propagherà in tutto il paese, oltre le aree costiere a rischio di alluvione, mentre le persone colpite si sposteranno verso l’interno.
Nei soli Stati Uniti, 13 milioni di persone potrebbero essere costrette a trasferirsi a causa dell’innalzamento del livello del mare entro il 2100.
“L’innalzamento del livello del mare interesserà ogni contea degli Usa, comprese le aree interne” afferma Dilkina, direttore associato del Center for AI for Society della USC (University of Southern California).
Secondo il team di ricercatori, le scelte di trasferimento più popolari includeranno città bloccate a terra come Atlanta, Houston, Dallas, Denver e Las Vegas. Inoltre il modello prevede che le aree suburbane e rurali del Midwest subiranno un afflusso sproporzionato di persone rispetto alle loro popolazioni locali più piccole.
Ma da cosa è causato questo fenomeno?
L’innalzamento del livello del mare è causato principalmente da due fattori legati al riscaldamento globale: l’aggiunta di acqua dovuta allo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai e all’espansione dell’acqua di mare durante il riscaldamento. Nel giro dei prossimi decenni, centinaia di migliaia di case sulla costa USA saranno totalmente allagate. Si prevede infatti, entro la fine del secolo, 6 piedi (1,82 m) di innalzamento del livello degli oceani. Questo ridisegnerebbe le cartine geografiche della Florida meridionale, della Carolina del Nord e della Virginia, oltre a città come Boston e New Orleans.
I risultati di questo studio potrebbero aiutare gli urbanisti e i responsabili delle politiche a pianificare l’espansione delle infrastrutture critiche, dalle strade ai servizi medici, per garantire che l’afflusso di persone abbia un impatto positivo sulle economie locali e sul benessere sociale.
“Quando la migrazione avviene naturalmente, è un ottimo motore per l’attività economica e la crescita”, afferma il coautore della ricerca Juan Moreno Cruz, economista e professore all’Università di Waterloo.
“Ma quando la migrazione è forzata sulle persone, la produttività diminuisce e il capitale umano e sociale si perde quando le comunità vengono distrutte. Comprendere queste decisioni sulla migrazioni aiuta le economie e i decisori politici a prepararsi per quello che verrà e fare il più possibile per fare l’afflusso di migrazione un’esperienza positiva che genera risultati positivi.”

Riccardo Pallotta

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