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Un selfie da Marte

Perseverance è, senza dubbio, il più famoso rover della NASA. Sta girando sul pianeta rosso dallo scorso febbraio, ma solo recentemente ha attirato nuovamente l’attenzione su di sé. Infatti, ad aprile, si è fatto il primo selfie, posato vicino alla sua navicella spaziale: l’Ingenuity Mars Helicopter.

Può sembrare una cosa elementare, ma così non è per un rover. Infatti, dietro l’immagine ci sono una serie di comandi individuali, la cui perfetta esecuzione ha richiesto circa una settimana di lavoro.

Qualche giorno fa, il 25 giugno, la NASA ha pubblicato il video che mostra la sequenza in cui il suddetto rover ha scattato le 62 foto necessarie per il selfie. L’opera di raccolta e di unione delle immagini è stata però effettuata dagli scienziati sulla Terra.

La sonda Perseverance ha una fotocamera con sensore topografico grandangolare, per operazioni e ingegneria, Watson, progettata per riprese di roccia dettagliate. Lo strumento, che nella realizzazione del selfie si è rivelato fondamentale, è stata la torretta rotante, posta all’estremità del braccio robotico di Percy. Bisogna ricordare però, che non si tratta dell’unico rover della NASA con possibilità di selfie, dato che anche Curiosity ne è dotato.

Primo selfie da Marte?
Bisogna ricordare che gli Stati Uniti non sono soli sul pianeta rosso. Il primo “autoscatto” su Marte è stato quello rilasciato dalla China National Space Administration (CNSA) che mostra il rover marziano cinese Zhurong con la sua piattaforma di atterraggio. Da notare, la ben visibile bandiera cinese, simbolo del successo della prima missione di esplorazione su Marte della Cina.

Istantanee?
In realtà, non proprio. Pensate che, le foto che vengono scattate da un veicolo spaziale su Marte possono impiegare fino a 12 ore per raggiungere il nostro pianeta.

Una volta ricevute le foto, gli esperti le hanno elaborate e hanno rimosso eventuali imperfezioni, come la polvere, depositate sul rilevatore di luce della fotocamera.

Una volta ritoccati gli scatti, il team ha organizzato le cornici, in un mosaico con i bordi levigati, tramite software. Alla fine, un ingegnere ha realizzato il collage, componendo l’immagine che ha fatto poi il giro del mondo.

Perché tutto questo per un selfie?
L’agenzia spaziale risponde con due motivi: controllare visivamente il rover, valutando sia l’usura delle sue caratteristiche fisiche sia ciò che lo circonda su Marte; ispirare potenzialmente la prossima generazione di appassionati di multiplanetari.

Forse, mai come in questo caso, è vero quanto sosteneva Confucio: “Un’immagine vale più di mille parole” e quindi, vale ogni sforzo che si compie per realizzarla.

Riccardo Pallotta

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