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Arte & Cultura Il personaggio

Silvana Mangano, la diva che conquistò l’America

Silvana Mangano è considerata una delle più grandi attrici, non solo italiane, ma a livello internazionale 

Nel 1949 esce “Riso amaro”, un film che parte in sordina, ha un titolo che, in epoche in cui non era possibile spoilerare, sembra fare riferimento ad un sorriso che nasconde un sentimento di malcontento se non di sofferenza. Invece la parola “riso” era riferita proprio al prodotto agricolo, e il termine “amaro” voleva sottolineare il duro lavoro delle mondine in terra vercellese chiamate a ” fare la stagione” della semina, in una storia drammatica, tra amori avvelenati e guerre tra poveri. 

La protagonista è una ragazza che in breve tempo diventa un sex symbol, in Italia e all’estero. Il suo nome è Silvana Mangano, che in breve tempo diventerà una delle maggiori attrici apprezzate a livello internazionale. Una diva, anzi, un mito, ancora oggi riconosciuta a distanza di 34 anni dalla scomparsa. La Mangano nasce a Roma il 21 aprile 1930: subito dopo la guerra si mette a lavorare in una sartoria in via Veneto dove le fanno svolgere anche l’attività di modella. A dire il vero, prima di “Riso amaro”, film entrato nei primi 100 italiani più belli, aveva lavorato in “L’Elisr d’amore”, “Il delitto di Giovanni Episcopo”, e in altri due film nei quali venne messa a contratto come “generica”. Intanto studia danza classica, il ballo (sensuale) caratterizzerà i primi suoi film. Sul come fu scelta come personaggio principale per “Riso amaro”, vi sono varie versioni: una sosteneva che il regista Giuseppe De Santis l’aveva notata su una manifesto della Democrazia Cristiana, nel quale l’attrice romana compariva in qualità di operaia. Ma lo stesso De Santis, negli anni settanta, svelerà la verità: “la Mangano venne a fare il provino per il film sulle mondine; si presentò elegante e pomposa, con i capelli cotonati e molto truccata. Non mi fece una buona impressione. Non la selezionai -confidò il regista- alcuni giorni dopo la vidi per caso camminare per le vie romane mentre pioveva: non era truccata, aveva i capelli bagnati, e pensai subito che doveva essere lei la protagonista di Riso amaro”. 

Questo film la fa conoscere al mondo, diventa un simbolo della bellezza italiana e viene chiamata per diverse altre pellicole, in cui fa emergere le doti di danzatrice acquisite con gli insegnamenti sopra citati: in “Riso amaro” propone una danza sensuale tra i boschi della campagna vercellese, in “Anna” (1951), esprime movenze accattivanti con la colonna sonora de “El negro zumbon”, ne “La diga sul Pacifco” (1957), balla con Antony Perkins. 

Intanto aveva sposato il produttore Dino De Laurentiis, i due avranno quattro figli, Veronica, Raffaella, Francesca e Federico, quest’ultimo morì a 26 anni a causa di un incidente aereo. 

Ad un certo punto della carriera Silvana Mangano, complice anche la maternità, non vuole più avere ruoli da sex symbol: diventa un’attrice più hollywoodiana che mediterranea, più sofisticata e meno “italiana”. Gira “Ulisse” al fianco di Kirk Douglas, dando dimostrazione di essere diventata negli anni un’artista intenazionale. 

Ma la Mangano non disdegna ruoli leggeri e lo dimostra in commedie come “La mia signora”, “Scusi, le è favorevole o contrario?” oppure “Capriccio all’italiana”. Meglio la Mangano drammatica o “leggera”? Meglio nei ruoli impegnati o più frivoli?  

C’è una terza via, per spiegare meglio questa attrice, ed è quella che propongono a lei Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini, dove, in “Edipo Re”, “Teorema” e “Morte a Venezia”, ci offrono un’attrice dalla forte attrazione intellettuale. 

Silvana Mangano è sempre divisa tra il ruolo pubblico e privato, tra la diva e la madre, tra l’attrice e la donna. 

Sul finire degli anni settanta De Laurentiis vuole andare ad Hollywood e, naturalmente, la moglie lo segue. Poco dopo accade l’incidente al loro figlio (1981); una perdita che recherà (ovviamente) grande dolore in Silvana, che decide di ritirarsi dalla vita pubblica. Anche il matrimonio con il produttore conoscerà una crisi. 

Nel 1986 Silvana Mangano è convinta da Marcello Matroianni ad affiancarlo nel film “Oci ciornie”, malgrado da un paio di anni non stesse bene. Questa pellicola è l’ultimo lavoro della nostra grande attrice, che in pecedenza diede il meglio di sè in altri epici film come “Lo scopone scientifico”, “D’amore si muore”, “Il disco volante” e “Il processo di Verona”, in cui interpreta in modo straordinario la drammatica difesa da parte di Edda Mussolini verso il marito Galeazzo Ciano, condannato a morte dal regime della Repubblica Sociale Italiana. 

Silvana Mangano morirà a Madrid poco prima del Natale del 1989, in quella città aveva raggiunto una delle figlie, che nel frattempo si era trasferita in Spagna.        

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