Image default
Ambiente & Società In evidenza

Appelli nel vuoto: Severn Suzuki prima di Greta

Uno dei motivi del fatto per cui la preoccupazione per il riscaldamento globale è diventata parte dell’agenda giornalistica quotidiana, oltre al fatto che i ghiacciai stanno scomparendo e le temperature mediterranee sono diventate quasi tropicali, sono i social. Tutti possono sapere tutto molto rapidamente, senza filtri e in maniera incontrovertibile. Cosa che non c’era all’epoca di Severn Suzuki, nel 1992.

Il 22 marzo 1992, a Rio de Janeiro, durante la giornata mondiale dell’acqua, Severn Suzuki, 12enne canadese, parlò a tutti i leader del mondo per spingerli a fare qualcosa per evitare la distruzione del pianeta. L’immagine ebbe un’enorme eco e, a differenza di oggi, e molti politici del tempo furono d’accordo con lei. Una parte, molto toccante e importante, del suo discorso fu:

“Sono qui a parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate. Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perché non hanno più alcun posto dove andare. Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono de buchi nell’ozono. Ho paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene. Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre”.

Ovviamente non si fece nulla e 27 anni dopo, oggi, sta succedendo la stessa cosa, ma con molto meno tempo a disposizione e speranze per risolvere quei problemi. E parliamo di un’epoca, 27 anni fa, nella quale il mondo non era inquinato dal veleno dei social network.

Le bambine, citando Cacciari, non capiscono i problemi che ci sono dietro una crisi simile, ma come staremmo oggi se già 27 anni fa il mondo avesse dato ascolto ad una bambina?

Domenico Attianese

Altri articoli