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Migranti climatici, sempre di più e sempre più in pericolo

Se prima le persone migravano per trovare lavoro o per fuggire dalla povertà o dalle guerre, ormai la maggior parte dei migranti sono migranti climatici, ossia persone che fuggono dalla propria casa per sopravvivere e sfuggire alle catastrofi naturali generate dai cambiamenti climatici. Il cambiamento climatico, infatti, è diventato la maggior causa di migrazione al mondo.

Un allarme che è stato lanciato dall’Oxfam, durante l’apertura della Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite del 2019. Il Rapporto dell’Oxfam, infatti, parla chiaro riguardo alla quantità di migranti climatici: una persona ogni 2 secondi fugge via dalla sua “casa” per sfuggire ai disastri causati dal cambiamento climatico.

Secondo il rapporto, infatti, catastrofi naturali sempre più diffuse e causate dal cambiamento climatico come cicloni, incendi o inondazioni causano migrazioni forzate sette volte di più rispetto a “calamità” naturali come terremoti ed eruzioni vulcaniche e tre volte di più rispetto alle guerre.

Addirittura, per quanto i più colpiti da queste calamità siano i Paesi in via di Sviluppo, tutti i Paesi sono ormai colpiti da questo tipo di calamità. Ad esempio, parlando di Paesi in via di Sviluppo, paesi come Cuba hanno perso il 5% della popolazione in 10 anni per gli sfollamenti causati dagli eventi climatici catastrofici, trasformando anche persone di Paesi “non del terzo mondo” in migranti climatici.

Secondo l’Oxfam, logicamente, l’unico modo per poter invertire questa tendenza o, quantomeno, riuscire ad adattarsi è che i Paesi e i Governi sviluppati non solo si adattino a combattere queste emergenze, ma che si rendano conto delle vere cause attuali delle migrazioni e aiutino attivamente i Paesi Poveri.

Ma succederà?

Domenico Attianese

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