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Arte & Cultura

Quando scrivere non vuol dire saperlo fare

Quando scrivere non vuol dire saperlo fare.

Il mondo dei lettori è una piaga sociale, ovvero si legge poco e male,  quello degli scrittori impone addirittura il supporto del termine “pseudo”.
Certo la libertà di stampa non ci si aspettava che venisse elargita anche ai porci, a quelli che se non possiamo paragonare agli animali per non offenderne la categoria, dobbiamo ammettere esprimono “bestialità“.  Chissà che direbbe Freud di questi anni dediti all’odierna   libertà spudorata, non di espressione, ma di sfogo, di espansione del verbo indisciplinato e scellerato. Oggi chiunque può scrivere e pubblicare, non soltanto attraverso i social (dove il danno è già fatto), ma perfino tramite quell’invenzione diabolica che chiamano  auto pubblicazione di testi, senza alcun controllo sui contenuti, sulla qualità della scrittura, senza rispetto per il talento. L’auto pubblicazione fa di un mitomane un poeta, di un esaltato un giornalista, di un egocentrico uno scrittore.  Insomma, una vera e propria  corrida della letteratura, il circo degli artisti, la maggior parte dei quali  incapaci, disposti a pagare pur di esibire la loro “opera“. Di virgolette dovremmo apporne all’infinito, in questo palcoscenico di offesa al valore, di vilipendio dell’arte, di stupro della lingua italiana.  Siamo circondati da congiuntivi ubriachi, azioni  che snobbano l’H,  condizionali in psicanalisi alla ricerca del tempo perduto. I classici stanno morendo, non soltanto a causa  della carenza di studio, ma per la loro stessa presenza inadeguata in questa epoca mediocre, in cui abbiamo bisogno di inventarci la giornata mondiale del libro per raccogliere i pezzi di un mondo antico legato al profumo vero della cultura e non alle continue e riprovevoli improvvisazioni. Ci vorrebbe un olocausto degli ignoranti  che pretendono il ruolo sacro d’élite, avremmo bisogno di un forno crematorio per tutta la spazzatura cerebrale.  L’incosciente divulgazione di escrementi intellettuali, imporrebbero la considerazione di una forma di delitto ambientale, poiché l’ignoranza inquina e fa gravemente male alla salute di tutti.

Se la scrittura fosse un luogo, troppi scrittori da strapazzo sarebbero dei profughi senza il permesso di soggiorno, sarebbero “stranieri”, clandestini violenti e con la fedina penale sporca.

La psicanalisi  è stata messa in ginocchio, perché non esistono cure, né indagini mirate ad una vera causa da scovare che approfondisca l’origine più profonda del protagonismo inteso come la vera malattia del secolo. In nome dell’autoesaltazione ci si auto promuove, auto pubblica e auto inventa.  La dittatura sarebbe ammessa solo per fermare questo scempio di immondizia antropologica. Invece di cacciare dal nostro Paese gli immigrati, dovrebbero  gettare in acqua e senza gommoni, questa marmaglia di agnostici pericolosi e soprattutto inutili ad un Paese ricco di bellezza e di arte come la nostra Italia.

 

Eleonora Giovannini

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