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Arte & Cultura

QUANDO I FESTIVAL CULTURALI MALTRATTANO LA STAMPA

Carpinscienza è un noto festival scientifico che si tiene, ormai da sette anni, a Carpi, nel modenese. Si tratta di un festival che prevede la partecipazione di esponenti scientifici di prestigio nazionale e internazionale. Basti pensare al fatto che tra gli ospiti delle passate edizioni c’è stato anche l’astronauta Paolo Nespoli e in questa edizione vi sarà la partecipazione di Massimo Polidoro e ad “aprire” quest’anno è stata Ilaria Capua.

Insomma, eventi del genere rappresentano per la stampa una fonte di lavoro. Peccato, però, che, nonostante la prevedibile presenza dei giornalisti che infatti c’erano, assolutamente nulla è stato fatto per loro. Non ci sono in platea posti riservati alla stampa così come non ci sono conferenze stampa o semplici punti stampa con gli ospiti.

Influirà in queste mie considerazioni il fatto che ho appena finito di seguire il Festivalfilosofia, festival, questo, che presta grande attenzione alla stampa tramite conferenze stampa con ospiti illustri prima delle lectio magistralis, navette gratuite riservate che collegano le città del festival (Modena, Carpi e Sassuolo), punti e kit stampa.

Certo, pretendere tutto ciò per ogni festival culturale sarebbe forse eccessivo, ma tra il tutto e il niente c’è un oceano.

Quando ho chiesto di potermi accreditare per seguire Carpinscienza ho ottenuto come risposta che non ci sono accrediti e che i giornalisti (che sono lì per lavoro) debbono prenotarsi come un qualsiasi cittadino per avere un posto a sedere nelle conferenze.

Quando ho chiesto se fosse previsto un punto in cui intervistare i relatori della conferenza ho ottenuto come risposta che non era previsto alcun punto stampa.

Certi eventi si dovrebbero realmente rendere conto di quanto sia importante tutelare la stampa anche perché tutelare la stampa vuol dire garantirsi a livello mediatico un’ottima vetrina.

Alla fine, per ottenere l’intervista alla Capua in un posto tranquillo ci siamo diretti in un bar nelle immediate vicinanze della tensostruttura di Piazzale Re Astolfo, luogo ove si era tenuto l’incontro. Una volta iniziata l’intervista la titolare ha mandato una terza persona a interromperla perché non avevamo l’autorizzazione necessaria per svolgerla. A questo proposito abbiamo sentito un avvocato che ci ha detto che per fare quel tipo di intervista (senza videoregistrazione) non c’era bisogno di alcuna autorizzazione.

Francesco Natale

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