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Oliver Stone e il documentario su JFK

Uno dei più grandi successi di Oliver Stone, per il quale è ricordato, è il documentario “JFK – Un caso ancora aperto”. Un film uscito quasi trenta anni fa, che incassò oltre 200 milioni di dollari e che ottenne otto nomination agli Oscar.

Di quel pezzo di storia del cinema, proprio per la ricorrenza del trentennale (seppur non precisamente), ne uscirà la versione integrale, di circa 4 ore, intitolata “JFK: Destiny Betrayed”.

Presentata a luglio 2021 da Stone, al festival di Cannes (seppur in versione ridotta), per tornare sui suoi passi, per sottolineare chi e perché avesse interesse ad eliminare Kennedy, come Stone ha dichiarato a Tortuga Magazine: “Stava cambiando troppe cose. Era un riformatore. Avrebbe smantellato la Cia, cambiato radicalmente i servizi segreti americani. Aveva in programma di lasciare il Vietnam, di stabilire rapporti diversi con l’Unione sovietica, di normalizzare i rapporti con Cuba. Tutte cose che molti storici negano. Non posso fare il nome di una persona, ma dietro la morte di Kennedy ci sono poteri chiaramente legati ai servizi segreti, forse a pezzi del sistema militare… […] Il punto è che qualcuno, nel 1963, ha privato gli americani del loro presidente con metodi illegali. È una questione ancora oggi di vitale importanza perché in discussione c’è la capacità da parte dei presidenti degli Stati Uniti di controllare i militari e i servizi segreti… La verità è che non sono in grado di farlo”.

Se l’uomo più potente del mondo non controlla le sue armi, è ancora l’uomo più potente del mondo?

Domenico Attianese

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