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Mattinieri o notturni: non è solo un fatto di sveglia, ma è tutta biologia. Ecco cosa consiglia la scienza.

La scienza ha scoperto che non è solo questione di “altri 5 minuti” al mattino: i mattinieri hanno un profilo metabolico dei notturni. Non solo: chi è più attivo di notte incorre con maggiori probabilità di ammalarsi di diabete e malattie del cuore.

Stando ai risultati di un recente studio pubblicato sulla rivista Experimental Physiology, chi preferisce la notte da leoni, e si sente più vigile nella seconda parte della giornata, fa anche più fatica a bruciare le riserve di grasso per produrre energia, rispetto ai tipi mattinieri. E il conseguente accumulo di grasso nell’organismo, si correla con un maggior rischio di incorrere in problemi cardiovascolari nonché di diabete.

Occorre dunque definire il cronotipo, ovvero l’insieme di caratteristiche che definisce il nostro profilo ormonale correlato al momento della giornata, e in base a questo individuare il momento della giornata in cui ci sentiamo più attivi. Questa percezione di sentirsi più attivi, influenza i ritmi metabolici, ossia il modo in cui il corpo umano utilizza le riserve che ha per ricavare energia.

Per questo, gli scienziati della Rutgers University nel New Jersey hanno classificato 51 partecipanti in “allodole”, più produttivi al mattino, e “gufi”, ossia più attivi la sera. Si è quindi valutato, per ciascuno, la composizione corporea, la sensibilità all’insulina (l’ormone che immagazzino nelle cellule muscolari, epatiche e adipose, lo zucchero assunto con la dieta) e il metabolismo di grassi e carboidrati. 

Nel corso di una settimana i volontari hanno quindi seguito un’alimentazione controllata e sono stati esaminati sia a riposo, sia dopo due sessioni di attività sul tapis roulant. E’ emerso che le allodole, rispetto ai gufi, bruciano più grasso per produrre energia sia a riposo sia durante l’attività fisica, e che sono più sensibili all’insulina, ormone che fa entrare il glucosio all’interno dei suddetti tessuti.

Di contro, coloro che sono attivi nelle ore serali mostrano una maggiore insulino-resistenza, ossia una scarsa sensibilità all’insulina, fattore predisponente allo sviluppo del diabete di tipo 2. Il corpo dei gufi inoltre ricorre maggiormente alla mobilizzazione delle riserve di carboidrati ai grassi come forma di energia: ne consegue che i grassi non bruciati si accumulino nel corpo, favorendo sovrappeso, diabete e malattie cardiovascolari.

Non è ancora chiaro da cosa dipendano queste differenze metaboliche, ma è evidente l’associazione con l’uno o l’altro cronotipo, utile in termini di prevenzione in base alla relativa predisposizione dei due gruppi in esame. Dallo studio è per esempio emerso che le allodole sono tipi fisicamente più attivi di giorno e più allenati, mentre i gufi sono più sedentari. 

In vista dunque di questa predisposizione dei notturni verso la sindrome metabolica, e alterata tolleranza glicemica, è certo che i notturni possano trarre sicuramente giovamento da un maggiore livello di attività fisica, e che a parità di attività, i mattinieri ne traggano un maggior beneficio.

di Marino Ceci

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