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Ambiente & Società

Lo stato che toglie diritti invece di darli.

Non è una barzelletta, almeno non nell’intenzione.

Uno Stato che si rispetti, si impegna per garantire la tutela dei diritti dei propri cittadini. Uno Stato con importanti questioni da risolvere, come disoccupazione, sanità a rotoli, divario nord sud certamente lo si immagina impegnato nel risolvere queste problematiche, o al più ad aumentare tutele dei propri cittadini.

E invece no. Pare sia più proficuo lavorare e utilizzare il proprio tempo per ritirare diritti conquistati precedentemente.

Il governo blocca la registrazione dei figli delle famiglie arcobaleno all’anagrafe. E Milano, uno dei Comuni più all’avanguardia in Italia sulle trascrizioni di bimbi e bimbe nati da coppie omogenitoriali, non può che attenersi a quanto stabilito. Il sindaco Beppe Sala si è trovato a dover prendere una delle decisioni più difficili del suo mandato, costretto al passo indietro rispetto a quanto deciso negli anni scorsi in assenza di una legislazione sul tema. Una scelta obbligata per adempiere ad una circolare della prefettura, cioè di fatto del ministero dell’Interno.

La misura decisa dal governo riguarda decine di migliaia di famiglie in Italia, centinaia nel capoluogo lombardo: a non poter essere più trascritti sono i piccoli figli di due padri che hanno fatto ricorso all’estero, ove consentito, alla gestazione per altri, detta anche maternità surrogata, e di due madri che si sono affidate alla procreazione medicalmente assistita, ossia la fecondazione eterologa che per le copie omosessuali si può fare solo all’estero, e che hanno partorito in Italia. Lo stop non riguarda invece i figli di due madri partorite all’estero.

Di fatto, dunque, il primo provvedimento di Giorgia Meloni e del suo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in materia di diritti civili lascia tantissimi bambini in una situazione di grande disparità rispetto ai figli delle coppie eterosessuali.

Un governo che ben tuteli i propri cittadini, dovrebbe conferire maggiori diritti, invece che privarne, se non altro per concentrare tempi e risorse per inserire o garantire diritti necessari.

di Marino Ceci

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