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L’iperuranio nella nostra epoca

L’iperuranio, conosciuto come “mondo delle idee”, ci riporta ad una dimensione perfetta che fa capo alle origini delle origini, chiaramente espresse nel “Fedro” da Platone, in quel tentativo, non soltanto suo, di scovare la cima suprema del gomitolo esistenziale e quindi riordinare, assemblare, nel proprio “io” inteso come intelletto, corpo e anima, il senso primordiale del tutto.

Per tutto si intende la verità al di fiori di ogni spazio e di ogni tempo, quindi incorruttibile, immutabile ed incontaminabile. Nel mondo fisico questa integrità non c’è, ci sono invece le lancette degli orologi che procurano un falso ordine, un falso orientamento, una falsa illusoria verità, la propria, la più finita e al tempo stesso indefinita. Stiamo parlando delle epoche, tutte fondamentalmente moderne se incanalate nel qui e ora (presente), della loro struttura più difficile da comprendere e da supportare, proprio perché lontana dalla sua origine, quindi dall’iperuranio.

Se è vero che il mondo delle idee non può dividersi dalla realtà esistenziale, poiché la condiziona, è pur vero che il mancato legame tra le due dimensioni, possibile soltanto attraverso la ricerca e l’applicazione della parte più viva che è in noi, l’anima, determina il caos non soltanto materiale, ma anche in relazione alla nostra stessa memoria e alla sua possibilità di recuperare l’essenza (Iperuranio) che si perde inevitabilmente precipitando nella zona spazio-temporale. Un compito faticoso, il vivere stesso, del quale non sempre ci si può rendere conto, non sempre e non tutti.

Perché allora esistono livelli di intelligenza come di sensibilità diversi? Secondo Platone tutto ciò risiede nella qualità e nell’intensità con cui, in anteprima alla vita, ci siamo rapportati con il grande libro delle idee. A scuola, si sa, c’è chi apprende più facilmente e chi meno. Chi affatto, forse perché il mondo reale ha bisogno pure di tecnicismo per essere visitato senza restarne sepolti.

Il mondo delle idee è certo più vicino alla creatività, al desiderio di capire, alla stessa sofferenza umana, allo studio della conoscenza in tutti i suoi ambiti. Per questa ragione è necessario che tutte le lancette degli orologi nel mondo, ogni tanto si sospendano e diano modo di sperare nel recupero di una minima parte di quell’inizio ( iperuranio) sempre più lontano.

Anche per questa ragione l’arte va compresa e riconosciuta come vitale, molto più delle industrie e dell’economia. Un linguaggio però difficile da raggiungere, come sempre meno percettibile resta il passo confuso di una gazzella ignara del confine che separa il suo bosco dalla nostra autostrada.

E poi c’è l’odore dei fiori, che solo i pazzi e i bambini avvicinano alle narici e all’antica percezione carica di dolcezza, di sogni, di memorie accennate.

Eleonora Giovannini

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