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Le etichette alimentari, come leggerle

Ogni volta che andiamo a fare la spesa ci passano davanti agli occhi ma noi non ce ne accorgiamo neanche. Le etichette dei prodotti tendono ancora ad essere poco lette o lette in maniera scorretta, malgrado le associazioni dei consumatori si siano battute strenuamente per far sì che forniscano più informazioni possibili. Innalzi tutto bisogna sapere che: le etichette degli alimenti sono la “carta d’identità” del prodotto; la data di scadenza è qualcosa di diverso dal termine minimo di conservazione; nella tabella nutrizionale abbiamo tutte le informazioni necessarie per renderci conto dell’apporto calorico del prodotto e della sua composizione. Le indicazioni che possiamo trovare su di esse possono essere obbligatorie o facoltative, tra quelle obbligatorie abbiamo: denominazione, qualsiasi elemento possa provocare allergie o intolleranze, quantità di alcuni ingredienti, quantità netta del prodotto, come conservarlo, termine di conservazione e data di scadenza, paese di provenienza ecc. Importante sapere che gli ingredienti presenti nell’apposita lista sono riportati in ordine decrescente di peso rispetto alla loro presenza nella confezione. Questo è molto utile se pensiamo per esempio ad una zuppa di legumi, se volgiamo sapere effettivamente qual è il rapporto tra il farro e un altro ingrediente. In base a questo, infatti, cambierà il gusto del prodotto. Sempre nello stesso elenco gli eventuali allergeni sono riportati in modo da saltare subito all’occhio, possono essere sottolineati o magari scritti in grassetto. Un’attenzione particolare è rivolta ad oli e grassi, mentre in passato la loro presenza poteva essere indicata in maniera generica, oggi è obbligatorio specificare la loro tipologia (per es. olio di palma, olio di mandorla ecc.). Un contributo importante per intuire il sapore del prodotto e l’effetto sulla nostra linea. Riguardo il termine minimo di conservazione e la data di scadenza è importante conoscerne la differenza in modo da evitare di far finire nel cestino cose ancora buone. Il termine minimo di conservazione è indicato dall’espressione “da consumarsi preferibilmente entro” mentre la data di scadenza è indicata “da consumarsi entro”. Nel primo caso anche se il prodotto è consumato in un arco di tempo ristretto oltre la data indicata non rappresenta un percolo per la salute ma perde solo parte delle sue qualità (per es. odore). Nel secondo, invece, il rispetto della data per la consumazione è perentorio perché dopo di essa potrebbe nuocerci. La tabella degli alimenti indica invece la quantità delle sostanze contenute nel prodotto sulla base dei 100g ed è dunque la più importante per comprendere l’apporto calorico dello stesso.

Glenda Oddi

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