Image default
In evidenza Lavoro & Economia

Le case editrici indipendenti e l’importanza della “bibliodiversità”

La “bibliodiversità” è la diversità culturale applicata al mondo del libro.

La parola ricalca il concetto di biodiversità, ovvero la differenza biologica tra individui della stessa specie, ed è strettamente legata agli editori indipendenti che, servendosi della libertà di espressione, coinvolti ogni mese nella scoperta di nuovi autori, guardano alla qualità del prodotto edito e non alla redditività che varia in funzione del mercato.

Dal 2007, la Dichiarazione internazionale degli editori indipendenti per la tutela e la promozione della bibliodiversità (patrocinata dall’UNESCO), garantisce, infatti, che la produzione editoriale messa a disposizione del lettore sia sempre maggiormente diversificata.

Anche basandosi sulla Fiera della piccola e media editoria che si svolge tutti gli anni a Roma nel mese di dicembre (Libri più liberi), ormai risulta sempre più chiaro che piccola editoria significa editoria di qualità, ma in un panorama dominato dai grandi editori e da cinque principali gruppi leader, i rischi del piccolo editore sono molto elevati.

Nella piccola editoria 8/9 case editrici su dieci chiudono nell’arco di cinque anni, tuttavia, fortunatamente, il tasso di mortalità è pari a quello di natalità. Del resto, per entrare e restare a far parte del mercato editoriale serve un progetto basato su un’idea che abbia forza e coerenza, servono titoli interessanti e contatti diramati.

Purtroppo anche le librerie online, oggi, sono di proprietà dei grandi gruppi editoriali e vanno per la maggiore; bisogna però tenere a mente un concetto ben preciso, ovvero che l’editoria dovrebbe svolgere un ruolo specifico: quello della scoperta di nuove voci e della loro promozione, oltre alla costruzione di importanti valori etici e di un patrimonio culturale non tendente all’omologazione. Non bisogna, però, fare di tutta l’erba un fascio… Esistono e sono esistiti anche grandi editori, seppur non molti, che hanno scelto di non seguire il mercato (Editori di servizio) ma il loro progetto editoriale (Editori Nobili o di progetto), da Luciano Foà, fondatore della casa editrice Adelphi, che sceglie di combattere la crisi della modernità pubblicando Nietzsche  all’Editor Simone Caltabellota.

Ambra Belloni

Altri articoli