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Arte & Cultura In evidenza

Le allegre comari di Windsor

di WILLIAM SHAKESPEARE
adattamento Edoardo Erba
con Mila Boeri, Annamaria Marchioro, Chiara Stoppa e Virginia Zini.
Alla fisarmonica Giulia Bertasi
Scene di Federica Pellati – Costumi Katarina Vukcevic – Luci Giuliano Almerighi
Consulente Musicale Federica Falasconi
Assistente alla regia Giada Ulivi Regia di Serena Sinigaglia

La scrittura di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia riadattano, tagliano e montano con ironia Le allegre comari di Windsor, innestando brani suonati e cantati tratti dal Falstaff di Verdi.
In scena solo la signora Page, la signora Ford, la giovane Anne Page e la serva Quickly, che danno parola anche ai personaggi maschili, assenti ma molto presenti: mariti, amanti, e, soprattutto, il più grande, non solo per stazza, Falstaff. Da lui tutto comincia e con lui tutto finisce. Le lettere d’amore che il Cavaliere invia identiche alle signore Page e Ford sono lo stimolo per trasformare il solito barboso e very british pomeriggio di tè in uno scatenato gioco dell’immaginazione, del desiderio, del divertimento. “Punire” quel porco di Falstaff, che osa far loro esplicite richieste d’amore, diventa il grimaldello per sentirsi ancora vive. Senza Falstaff, non ci sarebbe divertimento o sfogo per le signore Page e Ford, donne di mezza età, borghesi, annoiate e un pizzico bigotte, con routine consolidate, mariti assenti e desideri sopiti.
«Per la sua ostentata dissolutezza in Falstaff si possono scorgere dei tratti di Don Giovanni e respirare aria buona di libertà; nella sua evidente “decadenza” si rispecchia quanto di più umano e disarmato si possa concepire», ci racconta la Sinigaglia, che ha voluto in scena anche una fisarmonicista la quale, oltre a suonare dal vivo le note di Verdi, interpreta Fenton, il grande amore di Anne, «un ruolo “en travesti” – prosegue la regista – come vuole la tradizione shakespeariana (ma al contrario!)».

La data di stesura di questo capolavoro, il cui titolo originario è The Merry Wives of Windsor, può essere collocata tra il 1599 e il 1601, anche se tradizionalmente la si antepone al 1597. I primi riferimenti sulla pubblicazione risalgono al 1602.

Secondo alcuni critici quest’opera sarebbe stata scritta su richiesta della regina Elisabetta, desiderosa di rivedere sulla scena sir Falstaff, personaggio dell’Enrico IV. Secondo altri questa affermazione è solo una fantasticheria originata dal drammaturgo John Dennis e riportata poi dallo scrittore Nicholas Rowe nel 1709 in una sua pubblicazione dal titolo Life of Shakespeare dove scrive che «la regina ordinò di continuare le vicende di Falstaff con un altro dramma, e di mostrarlo innamorato».

Difficile comprendere il tanto interesse sull’ispirazione della commedia, sappiamo invece, con assoluta certezza, che si tratti di uno dei tanti capolavori di Shakespeare  da vedere a teatro almeno una volta nella vita.

Bruno Cimino

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