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Arte & Cultura

La poesia come via di riscatto dal dolore, dalla violenza e dal pregiudizio

Un toccante racconto autobiografico offre l’occasione di una riflessione a più voci sul tema della violenza di genere e sulla necessità di garantire dignità e diritti alle vittime di violenza

L’incontro di due anime femminili nel segno della Poesia e del comune riscatto da un rapporto tossico con l’altro sesso, ma anche un percorso salvifico e maieutico di supporto all’autodeterminazione da parte della Musa dei Navigli verso la giovane discepola marchigiana.


Sono contento e onorato di ospitare nel prezioso contenitore culturale che è la Pinacoteca Comunale “A. Moroni” la presentazione di questo lavoro di un’autrice corregionale”, ha dichiarato il Dott. Giuseppe Casali, vicesindaco e Assessore al Turismo del Comune di Porto Recanati che interverrà all’incontro; “un’opera – ha proseguito – che al di là della mera narrazione di squarci di vita, di per se interessantissimi e originali, ci invita alla riflessione e ci da la possibilità ancora una volta di soffermarci sul grave problema della violenza di genere”.


L’occasione, infatti, vede, tra gli altri, l’intervento introduttivo di Angelo Bertoglio, Presidente dell’Associazione Vittime Riunite d’Italia che da anni, attraverso la competenza di avvocati, psicologi, psichiatri, criminologi, opera per tutelare la dignità e i diritti di decine e decine di donne che ogni anno vengono maltrattate, picchiate, financo uccise nell’ambito del rapporto di coppia.

C’è la necessità di cambiare tutte quelle leggi distorte che hanno fallito e tradito le vittime e le loro famiglie, dando più garanzie al delinquente e al carnefice con continui sconti di pena, indulti e amnistie varie”, spiega Bertoglio; “Proprio con questo spirito vogliamo essere il tramite fra le vittime e le istituzioni con un modo serio e costruttivo per tradurre in proposte di legge le tante grida d’aiuto per ri-scrivere la tutela delle vittime in Italia a partire dall’istituzione del “Garante Nazionale per la tutela delle vittime”, poiché non è accettabile che in uno Stato civile esista il Garante per i detenuti mentre le vittime, il cui fine pena mai è certo, siano relegate a comparse spesso quasi fastidiose.

Quando il linguaggio dell’arte sublima la temperie dei sentimenti e del dramma esistenziale anche il male subìto può trasformarsi in energia creativa e curativa per se e per gli altri – conclude Eleonora Giovannini, che da tempo associa l’attività di scrittrice agli studi psico-pedagogici – e nel rapporto di amicizia che si crea fra anime affini c’è il nocciolo del cambiamento dell’intera società. Bisogna crederci”.

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