Image default
Arte & Cultura In evidenza

La frammentazione dell’Io in Schumann e Hoffmann: Kreisleriana

Romantici, impulsivi, saturnini, tormentati… due uomini diversi, un musicista e uno scrittore, eppure così simili nei loro molteplici modi di sentire, vivere, amare e creare opere.

Sono moltissimi gli artisti che si sono rispecchiati nel complesso animo del personaggio letterario di Kreisler, nato dalla penna di Th. A. Hoffmann, primo fra tutti Schumann che, ispirandosi alla trilogia di novelle Kreisleriana (1813), compose otto fantasie per pianoforte (Op. 16).

Il ciclo pianistico febbrile e allucinante di Kreisleriana getta luce vivificante sulle sofferte pagine scritte da Hoffmann, orientate verso una consapevolezza musicale che gradualmente prende coscienza di sé fino a frammentarsi, proprio come l’animo e l’udito del maestro di cappella Kreisler, musicista impazzito per amore, quotidianamente offeso da tutti «i musicanti e dilettanti dell’ugola incapaci di raggiungere la perfezione musicale».  Non è un caso, dunque, se l’opera si apre proprio con la sparizione di Kreisler, che sarebbe stato visto, l’ultima volta, uscire saltellando dalle porte della città con due cappelli (chiaro segno di duplice personalità).

Nelle opere di Hoffmann si alternano ragione e follia, ironia e commozione, assurdità e coerenza psicologica, mentre al di sopra di tutto trionfa la dura certezza che l’essere umano non sarà mai in grado di raggiungere il totale appagamento della perfezione, ed è proprio questo che Schumann cerca di tradurre in musica.

La sua composizione musicale è, infatti, tormentata come la personalità di Kreisler ed è dominata da un andamento turbinoso, con slanci ascendenti progressivamente interrotti al vertice, dove il mondo del meraviglioso si fonde con la melanconia del reale.

Nell’animo di Kreisler alberga la tempesta interiore che lascia intravedere la follia del tragico epilogo, quella stessa difficile esistenza, quel “mal di vivere” che, in parte, caratterizzò anche le vite di Schumann e Hoffmann:

«Non la riconoscete? Guardate… Mi adunghia con gli artigli roventi, si cela sotto le maschere più assurde e impensate… Kreisler! Scuotiti! Lo vedi il bianco spettro dai rossi occhi sfavillanti in agguato, le mani ossute protese verso di te? È la follia! Oh tetro miraggio, perché mi trascini con te nei tuoi vortici?»

Ambra Belloni

Altri articoli