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Arte & Cultura

Kang Daniel fa causa anche alla youtuber Park Sojang per diffamazione

Ormai lo sapete, dopo 4 mesi di silenzio totale, il 20 maggio scorso il cantante, modello, ballerino, attore e, ahimé, a breve anche ex CEO della Konnect Entertainment, ha denunciato Mr A., l’azionista di maggioranza detentore del 70% delle azioni della sua compagnia che, come vi abbiamo annunciato nel precedente articolo, si appresta a chiudere definitivamente i battenti.

Il 27 maggio è venuta a galla la notizia di un altro procedimento legale sempre mosso da Kang Daniel ma stavolta contro la youtuber Park Sojang, proprietaria del canale “Taldeok Camp”: proprio quel giorno, infatti, il giudice Lee Joon-gu della divisione penale 18 del tribunale distrettuale centrale di Seoul ha tenuto la prima udienza del processo per diffamazione in cui l’imputata è stata accusata di aver violato la legge sulla promozione dell’utilizzo delle reti di informazione e comunicazione e sulla protezione delle informazioni, diffamando l’artista.

Nel 2022 la donna aveva diffamato l’artista con un video intitolato “La vita privata promiscua del fidanzato della nazione, attore e idolo”

La trentacinquenne è stata pizzicata per la prima volta dai media coreani mentre si recava al processo con addosso una parrucca e degli occhiali da sole per cammuffare il proprio aspetto. La donna si è resa protagonista di un’indecorosa e umiliante fuga, mentre i reporter che le chiedevano cosa la spingesse a realizzare e diffondere contenuti diffamatori sono stati minacciati di denuncia per stalking dal suo avvocato difensore.

Park Sojang non è nuova a questo genere di cose: era già stata denunciata da un’altra idol, Wonyoung delle IVE, che aveva intentato contro di lei una causa civile sempre per diffamazione. La youtuber, che con i suoi video diffonde pettegolezzi e notizie assolutamente non verificate sulla vita privata delle celebrità, realizzando profitti per centinaia di milioni di dollari, aveva perso la causa ed era stata condannata a risarcire Wonyoung con 100 milioni di won (circa 66.600 euro).

Nel caso di Kang Daniel, il pubblico ministero inizialmente aveva incriminato la signora Park lo scorso novembre presentando una denuncia penale sommaria, ma accogliendo una richiesta di Kang Daniel il giudice ha deciso di trattare la questione in maniera più seria e ha trasferito la donna alla corte per un processo formale più serio. La corte ha congelato i beni immobili e le richieste di deposito per un valore di 200 milioni di won, per evitare che la donna possa far sparire delle somme, e ha fissato un’altra udienza per il 15 luglio, quando interrogherà l’imputata, la quale, a questo punto, questa volta potrebbe rischiare una condanna fino a 7 anni di carcere.

Intanto l’avvocato della youtuber ha ammesso che la sua cliente ha effettivamente prodotto e caricato il video, ma ha negato che ella intendesse calunniare l’artista, perché secondo lei il contenuto era vero.

Alla domanda “Non sapevi che era una bufala?” l’avvocato pare abbia risposto “Non possiamo dirlo con certezza. La falsificazione/bufala deve essere provata da un giudice. Sono sicuro che l’imputata (Sojang) abbia ragione”.

Insomma, a conti fatti, ancora una volta si assiste a una triste sceneggiata, in cui una cosiddetta influencer crede di poter creare e diffondere contenuti non verificati che possono danneggiare la vita e la carriera di un artista e farla franca con la scusa del “non sapevo se fosse vero o no, non spetta a me verificarle”.

Invece è proprio l’esatto contrario: chiunque quando diffonde una notizia, specie se questa riguarda la vita privata di qualcun altro, è tenuto a fare mille verifiche prima di renderla pubblica, anche se il buonsenso e il rispetto dovrebbero suggerire che vera o no, nessuno ha il diritto di diffondere un’informazione privata senza il consenso del/della diretto/a interessato/a, a prescindere da chi sia.

E, soprattutto, non è la vittima a dover dimostrare di essere tale: è il colpevole, casomai, a dover dimostrare la propria innocenza.

Questo dimostra che tutto il mondo è paese: chi fa un lavoro in cui usa la propria immagine e creatività è purtroppo soggetto alle mire di mitomani, approfittatori e sfruttatori.

E come stiamo vedendo ultimamente, per quanto bello, variegato, colorato e sfavillante, il mondo del kpop non è esente da questo malcostume e troppi idol in passato ne sono rimasti vittima.

Ci auguriamo che l’esempio di Kang Daniel e di altri artisti che in questi anni si stanno ribellando e stanno lottando contro gli hater e gli sfruttatori possa servire a far cambiare le cose in positivo, una volta per tutte.

Yami

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