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“Il Ventre di Scampia”. La poesia come riscatto

Cosa hanno in comune i ragazzi di Scampia, quartiere di Napoli con i giovani di Casal di Principe in provincia di Caserta? La risposta per chi conosce il quartiere delle Vele e il paese che negli anni è diventato tristemente famoso per aver dato i natali al clan della camorra dei Casalesi, sembrerebbe fin troppo facile. Ed invece, quella risposta così scontata, è sbagliata.

Il ponte fra gli uni e gli altri è nella voglia di riscatto o prima ancora di quella agognata normalità che in situazioni straordinarie appare desiderio rivoluzionario.
Lo sguardo sognante, il viso che arrossisce, il pugno chiuso della libertà che suona, parla, canta e scrive insieme a quell’atteggiarsi un po’ da grande e sfrontato per nascondere in qualche maniera la paura che li pervade. E’ questo che li accomuna. La rivelazione è arrivata dalle poesie di Emanuele Cerullo, giovane poeta napoletano che ha cominciato a scrivere versi dall’età di otto anni e che ora a 25 anni è alla sua seconda raccolta. L’ha chiamata ‘Il Ventre di Scampia’, ed il collegamento con ‘Il Ventre di Parigi’ di Emile Zola o con ‘Il Ventre di Napoli’ di Matilde Serao è forse ovvia. Ma non è certamente un caso se una sera qualsiasi di questo strano autunno italiano, Cerullo abbia incontrato a Casal di Principe i giovani del Forum comunale che lo hanno invitato a presentare le sue poesie nella biblioteca il Grillo Parlante adiacente la sala consiliare dedicata al sacerdote don Giuseppe Diana, ucciso dalla camorra nel 1994. Poesie, filologia, endecasillabi, alienazione hegeliana, scoperta cartesiana e ancora cultura popolare: l’incontro ha intrecciato identità negate e stigma mutilanti voglia di normalità.
Eppure, a Scampia e a Casal di Principe, di desideri normali ce ne sono tanti. Cerullo ha cominciato a scrivere perché desiderava evadere dal degrado urbano non voleva vedere droga, violenza e brutture. Voleva parchi, giochi e colori. Cosa c’è di strano per un bambino? A Casal di Principe i giovani si riuniscono dove e come possono, per ritrovarsi, parlare e progettare qualcosa per il loro territorio. Non è normale? Si che lo è. Quello che riesce a muovere la cultura non può essere mosso da altro.
Cerullo ha la Scampia delle Vele negli occhi. È schivo, difficilmente sostiene lo sguardo per più di due minuti ma parla, spiega, collega eventi e ricordi come un fiume in piena. È d’altronde quello che accade ai ragazzi che crescono in un quartiere o in un paese, come Scampia o Casal di Principe, quando riescono a trovare la via per percorrere la propria strada hanno bisogno di condividere tutto.
Il poeta è alla sua seconda raccolta di poesie. La prima ‘Il coraggio di essere libero’, fu stampata grazie alla sua docente di italiano, alle medie. “Un giorno mi chiese di portarle le mie poesie perché voleva leggerle. Pensavo che ne volesse solo qualcuna ma me le chiese tutte e mi sorprese. Non avrei mai immaginato che potessero interessare qualcuno”, ha ricordato proprio a Casal di Principe.
Ne ‘Il Ventre di Scampia’, c’è ancora molto del primo periodo ma già si intravede lo slancio verso il futuro. I versi sciolti diventano più strutturati ma non a discapito della lirica. “Gli autori hanno bisogno che si parli della loro arte più che di loro stessi”, si è detto e forse è proprio così, perché se Elena Ferrante si svelasse l’attenzione si sposterebbe sulla sua identità piuttosto che sulle sue opere. Cosi come il rapper Liberato che canta in napoletano ma che è amato anche a Milano.

Tina Cioffo

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