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Il massacro degli agnelli per Pasqua

In questo periodo in cui i media parlano quasi esclusivamente del grave problema del Coronavirus e dell’emergenza pandemia, è più difficile del solito trovare la necessaria attenzione sul terribile annuale rito legato al massacro di migliaia di agnelli da consumare a Pasqua.
L’organizzazione Essere Animali, tra le più attive in Italia che operano nel campo della difesa degli animali, proprio in occasione di questa festività, ha diramato in data 2 aprile 2020 un comunicato stampa (con relativo filmato visibile su youtube o sul loro sito facebook) per denunciare quanto di atroce succede negli allevamenti in Sardegna.
Sebbene la maggior parte degli italiani stia prendendo coscienza e i consumi di carne di agnello stiano cambiando, rimane ancora molto da fare per tutti i cuccioli che vengono massacrati.
L’indagine, realizzata all’interno di una ventina di allevamenti e in un grande macello, documenta le illegalità e le terribili sofferenze di questi agnelli che hanno solo un mese di vita e assistono alla morte dei loro simili. Alcuni subiscono due volte la scarica elettrica di stordimento, perché gli operatori attendono troppo a iugularli e nel frattempo si svegliano:  sono trattati con violenza inaudita e, per essere pesati in gruppo, vengono appesi per le zampe, un modo illegale che causa loro stress e dolore. Gli allevatori ammettono di uccidere di nascosto gli agnelli appena nati nei periodi di bassa richiesta di carne, perché antieconomico allevarli.

Secondo Essere Animali, l’uccisione con tali metodi crudeli potrebbe essere una pratica diffusa: “L’allevamento ovino trae profitto principalmente dalla produzione di latte di pecora, utilizzato per fare il formaggio. Come tutti i mammiferi, anche le pecore per produrlo devono aver partorito. Gli agnelli che nascono vengono destinati alla filiera della carne e a 30 giorni di vita sono mandati al macello. Ma lontano dalla Pasqua e dalle festività̀ natalizie il consumo di questa carne cala. Le ammissioni di alcuni allevatori, nonché́ le risposte elusive di altri, lasciano presupporre che l’uccisione degli agnelli nei periodi in cui il mercato non è in grado di assorbire l’offerta, sia un reato piuttosto diffuso.”
Nel 2019, anno in cui è stata realizzata l’indagine, secondo la Banca Dati Nazionale sono stati allevati in Sardegna circa 3 milioni di pecore e, per l’Istat, gli agnelli macellati sono stati 548.000.
“Considerando che una pecora in allevamento partorisce 1 agnello ogni anno”, aggiunge l’organizzazione “e che solo la metà di questi sono femmine che vengono allevate per il latte, gli agnelli macellati per la carne dovrebbero essere più di un milione. Pertanto, o i dati forniti non rispecchiano la situazione reale o è evidente che nascono migliaia di agnelli maschi che non rientrano nelle statistiche degli animali macellati. Che fine facciano non si sa.
Non è la prima volta che Essere Animali diffonde indagini che mostrano l’uccisione degli agnelli in alcuni macelli italiani. Non erano però mai state visitate strutture situate in Sardegna, la regione con il settore ovi-caprino più importante d’Italia.
Così conclude l’organizzazione: “I nostri investigatori sono stati più volte testimoni di pratiche illegali, come le macellazioni di gruppo o l’utilizzo di strumenti di stordimento inefficaci. È accaduto anche in macelli dell’Emilia-Romagna e delle Marche. Ma anche quando abbiamo visitato macelli che rispettavano le leggi, l’uccisione di un animale di poco più di un mese di vita, terrorizzato a causa della separazione dalla madre, è stato uno spettacolo straziante. Per questo, oltre a chiedere alle autorità di indagare sulle problematiche che abbiamo sollevato, rilanciamo anche quest’anno la campagna #IoNonLoMangio, per invitare le persone a trascorrere una Pasqua senza cibarsi di carne”.

Bruno Cimino

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