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DALLA CONTROVERSA STORIA DEL GASDOTTO NORD STREAM 2 AL RISCHIO DI UNA GUERRA FREDDA.

Che la crisi del gas in Europa abbia più di una causa è sicuro. Che la Russia la stia sfruttando per raggiungere i suoi obiettivi è altrettanto certo. Nelle ultime settimane i rincari hanno raggiunto punte del 1.500%, con grande preoccupazione dei governi e dell’Unione europea.

La Russia ha dichiarato di voler aumentare le forniture di gas all’Europa, ma lamenta la condizione fortemente usurata della conduttura che attraversa l’Ucraina e la necessità della messa in funzione del gasdotto Nordstream 2.

Molti attribuiscono l’andamento anomalo del prezzo del gas negli ultimi mesi alla volontà della Russia di vedere il gasdotto in funzione al più presto, (un gasdotto lungo oltre 1.200 chilometri che collega la Russia alla Germania, già ultimato ma bloccato in attesa dell’approvazione tedesca). ll membro del Congresso degli Stati Uniti Michael McCall ha affermato che la Russia avrebbe provocato un’impennata dei prezzi del gas limitando le forniture al mercato europeo, per aumentare i prezzi dell’energia e ottenere l’approvazione per un nuovo gasdotto.

Nei primi 9 mesi la Russia ha già superato dell’8% i suoi obblighi stabiliti con la UE, che prevedono il transito in un anno di 40 miliardi di metri cubi di gas attraverso l’Ucraina. L’Europa ha aumentato le sue importazioni di gas dalla Russia, nella prima metà del 2021, del 33%. La Russia ha adempiuto assolutamente a tutti i suoi obblighi contrattuali. Inoltre la Ue non ha voluto stabilire in anticipo il prezzo del gas, mettendolo in contratto, pensando di lucrare su prezzi inferiori di mercato. Nel periodo di sottoscrizione del contratto infatti il mercato era ribassista per quanto riguarda il prezzo a metro cubo del gas.

Pertanto le sanzioni appaiono ingiustificate, se mai le compagnie americane di scisto, si dovevano sanzionare che non hanno rispettato la promessa fatta al’ Europa e hanno dirottato la fornitura di gas all’ Asia a favore di più cospicui guadagni.

Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti hanno contribuito ad inasprire il prezzo del gas sul mercato europeo, per questa ragione la Casa Bianca aveva pensato di eliminarle. Ma a novembre gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro il gasdotto. Se Nord Stream 2 fosse stato lanciato in tempo, i prezzi non sarebbero saliti alle stelle è opinione di molti.

Mosca teme che ritardare l’operatività del gasdotto per alcuni mesi abbia come obiettivo il consentire agli Stati Uniti di modernizzare il settore energetico dell’Ucraina.

Per l’Ucraina, il Nord Stream 2 ha una rilevanza strategica. Il transito del gas russo attraverso il Paese frutta all’Ucraina tre miliardi di dollari all’anno, e contribuisce alla sicurezza energetica del Paese. L’entrata in funzione del gasdotto minaccia la sicurezza dell’intera regione, ribadisce il governo ucraino appellandosi alla comunità internazionale affinché unisca gli sforzi per fermarne la costruzione.

In una nota, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha però rassicurato: “Anche se l’amministrazione continua a opporsi al gasdotto attraverso le sanzioni, continuiamo a lavorare con la Germania ed i nostri partner e alleati per ridurre i rischi rappresentati dal Nord Stream 2 all’Ucraina ed ai Paesi di confine di Nato e Ue”.

Ma Dopo l’accordo Usa-Germania sul Nord Stream 2, Ora è l’Ungheria a voltare le spalle a Kiev, con la firma di un nuovo contratto di lungo-termine con Gazprom. Il contratto di fornitura avrà effetto dal prossimo 1° ottobre per una durata di 15 anni rinnovabili per altri 10, prevede la fornitura all’Ungheria di gas attraverso due rotte alternative a quella ucraina: via TurkStream grazie al nuovo collegamento con la Serbia e via Austria.

La’Ue teme che la Russia stia preparando un’invasione in Ucraina, come pure i funzionari ucraini temono che la via alternativa del gas verso l’Europa occidentale potrebbe rendere più facile per la Russia invadere il paese.

Al momento, disposti a tenaglia lungo il bordo orientale dell’Ucraina, sono dislocati 90.000 soldati russi scortati, secondo le immagini satellitari, da molte unità corazzate e carri armati. Quella presenza è una forma di pressione psicologica nei confronti degli ucraini.

Per questa ragione i repubblicani chiedono a Joe Biden di “dispiegare una presenza militare statunitense nel Mar Nero” per scongiurare una rinnovata minaccia di invasione da parte delle forze russe.

Le tensioni non scendono, Mosca fa sapere che entro il 31 gennaio tutto il personale dell’ambasciata statunitense attivo da oltre tre anni dovrà lasciare la sede diplomatica. Non vi è certezza del motivo per cui la Russia sta portando forze militari al confine con l’Ucraina, Mosca sostiene che si tratta di manovre interne e chiede che non si interferisca nei propri affari. Da settimane la Russia si duole dell’attività degli Stati Uniti e della Nato nel Mar Nero, mentre le sue forze navali si esercitano in loco.

La crisi energetica è chiaro sta accelerando dinamiche e tensioni. Nessuno parla ancora di vera e propria escalation russa, ma nei fatti ci siamo vicini il dispiegamento di mezzi e truppe è oggettivamente senza precedenti. Si torna a ragionare di gas e si scopre che il transito di gas naturale attraverso il sistema di trasporto del gas ucraino verso i paesi europei, è stato minore rispetto ai dodici mesi precedenti. I vertici del sistema di trasporto del gas dell’Ucraina esprimono preoccupazione per la riduzione del transito del gas russo attraverso la rotta ucraina.

«Lo scenario da incubo di un confronto militare sta per riaffacciarsi in Europa»

Secondo informazioni dell’intelligence americana pubblicate dal Washington Post la Russia è pronta per invadere l’Ucraina con un’armata di 175mila soldati, tra fine gennaio e inizio febbraio. Una scala di forze doppia rispetto a quella che abbiamo visto la scorsa primavera durante il rapido rafforzamento militare della Russia vicino ai confini dell’Ucraina.

Forse, i russi puntano soltanto ad un blitz punitivo, secondo i canoni della diplomazia coercitiva, con due obiettivi prioritari:

primo- dissuadere la Nato da ulteriori progetti di espansione a oriente e,

secondo- neutralizzare il Donbass ucraino, per assicurarsi maggiore profondità strategica, esorcizzando il pericolo di avere basi occidentali a ridosso della frontiera occidentale.

L’esito della videoconferenza di martedì fra il presidente Joe Biden e l’omologo russo, Vladimir Putin non è stata molto positiva. Alla fine il gelo resta e l’America fa sapere che è pronta a dure sanzioni se le truppe russe entreranno in Ucraina. La risposta non sarà militare, ma devastante sul piano economico. Biden potrebbe colpire l’entourage di Putin e le banche, così come i colossi del settore energetico (compreso il Nord Stream 2), bloccare la convertibilità del rublo ed escludere Mosca dal circuito Swift per i trasferimenti finanziari su scala globale.

Biden ha informato Francia Inghilterra, Italia e Germania della conversazione con Putin, lasciando intendere che se partirà un negoziato bisognerà anche accettare delle concessioni.

In altre parole l’America è ferma ma pragmatica.

La risposta martedì del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e’ stata:

“L’Ue risponderà in modo appropriato in caso di una nuova aggressione, di violazioni del diritto internazionale e di qualsiasi altra azione dolosa intrapresa contro di noi o i nostri vicini, inclusa l’Ucraina, da parte della Russia “.

Possiamo solo sperare di non essere prossimi ad una guerra fredda.

Marisa Paola Fontana

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